Il contributo è dedicato al film-induced tourism, indagato in relazione al contesto italiano contemporaneo e a uno specifico caso di studio, costituito dal film "Il racconto dei racconti" (2015) di Matteo Garrone, ritenuto emblematico su due diversi piani. Il primo è quello della valorizzazione delle potenzialità del film-induced tourism in termini di marketing e gestione. Sebbene il film abbia catalizzato su diversi canali mediatici le retoriche diffuse sulle capacità del cinema di generare flussi turistici, al momento della stesura del saggio (2016) sembrano difettare, nei singoli contesti territoriali coinvolti, progettualità e strumenti in grado di valorizzarne in pieno il potenziale turistico. A un primo esame, il caso di studio sembra così inserirsi senza soluzione di continuità nel quadro critico della gestione e valorizzazione del film-induced tourism in Italia dipinto da analisti quali Franceso di Cesare. Il secondo piano di riflessione interseca altre prospettive disciplinari, dai cultural studies ai film studies, facendo tesoro di acquisizioni della ricerca internazionale su casi di film-induced tourism connessi a film e serie televisive fantasy (da "Il signore degli anelli" a "Il trono di spade"), declinate in chiave originale in relazione alle specificità del caso di studio e del contesto italiano. Si interrogano infatti questioni quali il rapporto al patrimonio culturale e l’appartenenza nazionale, che il film-induced tourism chiama in causa disegnando articolazioni talvolta complesse, qui esplorate anche in riferimento allo specifico genere di appartenenza. Dall’analisi di contributi apparsi sulla stampa nazionale e internazionale, emerge come si sia voluta sottolineare da più parti l’“italianità” di questa co-produzione internazionale, girata in lingua inglese, con interpreti in larga parte non italiani e destinata al pubblico internazionale. Argomenti in favore di tale “italianità” sono stati, oltre alla nazionalità del regista, l’utilizzo di location reali italiane e di effetti speciali artigianali, cui si attribuisce la definizione di una “via italiana al fantasy” caratterizzata dalla rinuncia a un utilizzo massivo degli effetti digitali. Il film è stato così investito di valenze promozionali del patrimonio culturale nazionale, materiale e immateriale, agli occhi delle platee internazionali.
Fantasy, film-induced tourism e patrimonio nazionale. Il racconto dei racconti di Matteo Garrone
Giulia Lavarone
2017
Abstract
Il contributo è dedicato al film-induced tourism, indagato in relazione al contesto italiano contemporaneo e a uno specifico caso di studio, costituito dal film "Il racconto dei racconti" (2015) di Matteo Garrone, ritenuto emblematico su due diversi piani. Il primo è quello della valorizzazione delle potenzialità del film-induced tourism in termini di marketing e gestione. Sebbene il film abbia catalizzato su diversi canali mediatici le retoriche diffuse sulle capacità del cinema di generare flussi turistici, al momento della stesura del saggio (2016) sembrano difettare, nei singoli contesti territoriali coinvolti, progettualità e strumenti in grado di valorizzarne in pieno il potenziale turistico. A un primo esame, il caso di studio sembra così inserirsi senza soluzione di continuità nel quadro critico della gestione e valorizzazione del film-induced tourism in Italia dipinto da analisti quali Franceso di Cesare. Il secondo piano di riflessione interseca altre prospettive disciplinari, dai cultural studies ai film studies, facendo tesoro di acquisizioni della ricerca internazionale su casi di film-induced tourism connessi a film e serie televisive fantasy (da "Il signore degli anelli" a "Il trono di spade"), declinate in chiave originale in relazione alle specificità del caso di studio e del contesto italiano. Si interrogano infatti questioni quali il rapporto al patrimonio culturale e l’appartenenza nazionale, che il film-induced tourism chiama in causa disegnando articolazioni talvolta complesse, qui esplorate anche in riferimento allo specifico genere di appartenenza. Dall’analisi di contributi apparsi sulla stampa nazionale e internazionale, emerge come si sia voluta sottolineare da più parti l’“italianità” di questa co-produzione internazionale, girata in lingua inglese, con interpreti in larga parte non italiani e destinata al pubblico internazionale. Argomenti in favore di tale “italianità” sono stati, oltre alla nazionalità del regista, l’utilizzo di location reali italiane e di effetti speciali artigianali, cui si attribuisce la definizione di una “via italiana al fantasy” caratterizzata dalla rinuncia a un utilizzo massivo degli effetti digitali. Il film è stato così investito di valenze promozionali del patrimonio culturale nazionale, materiale e immateriale, agli occhi delle platee internazionali.Pubblicazioni consigliate
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