Avvalendosi della rilettura di una selezione di contributi internazionali sul film-induced tourism, prodotti in diversi ambiti disciplinari (tourist studies, sociologia dei media, film studies), il saggio propone un percorso interpretativo originale teso a sottolineare la rilevanza della componente del mito nella comprensione di questo fenomeno. Tale componente non era mai stata direttamente indagata nella letteratura di riferimento, con l’eccezione di alcune riflessioni abbozzate in un saggio di Anne Buchmann nel 2006. Nel presente contributo, si utilizza il funzionamento del mito come descritto da Roland Barthes in "Miti d’oggi" - inteso etimologicamente come “parola”, “forma” che prescinde dal proprio oggetto - quale chiave di lettura per interpretare l’esperienza cineturistica, scorporando la dimensione del mito in tre diverse prospettive: il mito dei luoghi; il mito dei media e dei loro processi di produzione; il mito della visione cinematografica. Considerando la “miticità” come situata non nell’oggetto in sé (il luogo) ma nella “parola” che lo ha preferito (il linguaggio del cinema stesso), è possibile decodificare la delusione spesso connessa alla visita cineturistica ai luoghi: spogliati della narrazione, essi perdono infatti la propria “miticità”, agli occhi di cineturisti generalmente interessati più alle valenze narrative del paesaggio che a quelle pittoriche. Ciò che in molti casi sembra uscire rinforzato dall’esperienza cineturistica e dalla percezione dello scarto fra il luogo reale e la sua configurazione filmica non è tanto, dunque, il mito del luogo, quanto il mito del cinema stesso e dei suoi processi di produzione, sui quali i cineturisti si interrogano proprio al fine di padroneggiare questo scarto. A beneficiare dell’esperienza cineturistica è spesso anche il mito della visione “primigenia” del film, che spinge i pellegrini mediatici a “redimere” attraverso una varietà di pratiche, tra cui i re-enactments, una realtà che appare loro irrimediabilmente lontana da quella esperita durante la “mitica” visione cinematografica.

Nei luoghi del mito cinematografico. Il film-induced tourism

Giulia Lavarone
2016

Abstract

Avvalendosi della rilettura di una selezione di contributi internazionali sul film-induced tourism, prodotti in diversi ambiti disciplinari (tourist studies, sociologia dei media, film studies), il saggio propone un percorso interpretativo originale teso a sottolineare la rilevanza della componente del mito nella comprensione di questo fenomeno. Tale componente non era mai stata direttamente indagata nella letteratura di riferimento, con l’eccezione di alcune riflessioni abbozzate in un saggio di Anne Buchmann nel 2006. Nel presente contributo, si utilizza il funzionamento del mito come descritto da Roland Barthes in "Miti d’oggi" - inteso etimologicamente come “parola”, “forma” che prescinde dal proprio oggetto - quale chiave di lettura per interpretare l’esperienza cineturistica, scorporando la dimensione del mito in tre diverse prospettive: il mito dei luoghi; il mito dei media e dei loro processi di produzione; il mito della visione cinematografica. Considerando la “miticità” come situata non nell’oggetto in sé (il luogo) ma nella “parola” che lo ha preferito (il linguaggio del cinema stesso), è possibile decodificare la delusione spesso connessa alla visita cineturistica ai luoghi: spogliati della narrazione, essi perdono infatti la propria “miticità”, agli occhi di cineturisti generalmente interessati più alle valenze narrative del paesaggio che a quelle pittoriche. Ciò che in molti casi sembra uscire rinforzato dall’esperienza cineturistica e dalla percezione dello scarto fra il luogo reale e la sua configurazione filmica non è tanto, dunque, il mito del luogo, quanto il mito del cinema stesso e dei suoi processi di produzione, sui quali i cineturisti si interrogano proprio al fine di padroneggiare questo scarto. A beneficiare dell’esperienza cineturistica è spesso anche il mito della visione “primigenia” del film, che spinge i pellegrini mediatici a “redimere” attraverso una varietà di pratiche, tra cui i re-enactments, una realtà che appare loro irrimediabilmente lontana da quella esperita durante la “mitica” visione cinematografica.
2016
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3261220
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