Le Storie di santa Lucia dipinte da Jacobello del Fiore, già nella chiesa di Santa Lucia a Fermo e oggi conservate nella Pinacoteca Civica della stessa città, sono un’opera cardine del percorso dell’artista e uno dei capolavori della pittura tardogotica italiana. Le otto tavolette, che narrano gli episodi salienti della vita della martire siracusana, sono fino ad ora state considerate i frammenti di un polittico o di un dossale smembrato recante al centro l’immagine, ora perduta, della santa dipinta o scolpita, secondo uno schema attestato in ambito veneziano (Dania 1999; Franco 2000). Due di queste tavolette sono dipinte anche sul retro con le figure capovolte della stessa santa e di sant’Antonio abate realizzate su fondo rosso. La presenza delle due figure è stata giustificata pensando ad un riutilizzo da parte di Jacobello del supporto ligneo per dipingervi successivamente due delle Storie di Santa Lucia del polittico in esame. E’ invece probabile che il pittore avesse previsto fin dall’origine di realizzare le figure capovolte sul tergo dei pannelli e che le otto storiette fossero i pannelli di due ante di una pala ribaltabile, un manufatto assai particolare, ampiamente diffuso a Venezia, la cui funzione era quella di occultare o esporre alla venerazione dei fedeli le reliquie dei santi martiri. Un semplice congegno assicurava il rovesciamento dell’anta superiore verso il basso, così da permettere l’esposizione del retro delle tavole e della sacra teca con le reliquie della santa. Il funzionamento si ispirava all’assai più complesso meccanismo della Coperta della Pala d’Oro in San Marco a Venezia che si ripiegava due volte verso l’alto per lasciare in vista la pala orafa (De Marchi 2009). A testimoniare la fortuna di tale particolare tipologia vi è il caso assai simile della pala ribaltabile di Nicoletto Semitecolo per l’altare di San Sebastiano nella cattedrale di Padova: le tavolette con le Storie di san Sebastiano costituivano i pannelli delle due ante di una pala apribile che, grazie ad una cerniera, si piegava verso il basso, mostrando le figure a testa in giù sul retro dell’Imago pietatis, di san Sebastiano e di san Daniele e la retrostante teca con i resti del santo martire. Questo contributo vuole dunque mettere in luce la reale funzione di pala-reliquiario di quest’opera fondamentale del percorso di Jacobello.

Una pala ribaltabile per l’esposizione delle reliquie: le Storie di Santa Lucia di Jacobello del Fiore a Fermo

Cristina Guarnieri
2017

Abstract

Le Storie di santa Lucia dipinte da Jacobello del Fiore, già nella chiesa di Santa Lucia a Fermo e oggi conservate nella Pinacoteca Civica della stessa città, sono un’opera cardine del percorso dell’artista e uno dei capolavori della pittura tardogotica italiana. Le otto tavolette, che narrano gli episodi salienti della vita della martire siracusana, sono fino ad ora state considerate i frammenti di un polittico o di un dossale smembrato recante al centro l’immagine, ora perduta, della santa dipinta o scolpita, secondo uno schema attestato in ambito veneziano (Dania 1999; Franco 2000). Due di queste tavolette sono dipinte anche sul retro con le figure capovolte della stessa santa e di sant’Antonio abate realizzate su fondo rosso. La presenza delle due figure è stata giustificata pensando ad un riutilizzo da parte di Jacobello del supporto ligneo per dipingervi successivamente due delle Storie di Santa Lucia del polittico in esame. E’ invece probabile che il pittore avesse previsto fin dall’origine di realizzare le figure capovolte sul tergo dei pannelli e che le otto storiette fossero i pannelli di due ante di una pala ribaltabile, un manufatto assai particolare, ampiamente diffuso a Venezia, la cui funzione era quella di occultare o esporre alla venerazione dei fedeli le reliquie dei santi martiri. Un semplice congegno assicurava il rovesciamento dell’anta superiore verso il basso, così da permettere l’esposizione del retro delle tavole e della sacra teca con le reliquie della santa. Il funzionamento si ispirava all’assai più complesso meccanismo della Coperta della Pala d’Oro in San Marco a Venezia che si ripiegava due volte verso l’alto per lasciare in vista la pala orafa (De Marchi 2009). A testimoniare la fortuna di tale particolare tipologia vi è il caso assai simile della pala ribaltabile di Nicoletto Semitecolo per l’altare di San Sebastiano nella cattedrale di Padova: le tavolette con le Storie di san Sebastiano costituivano i pannelli delle due ante di una pala apribile che, grazie ad una cerniera, si piegava verso il basso, mostrando le figure a testa in giù sul retro dell’Imago pietatis, di san Sebastiano e di san Daniele e la retrostante teca con i resti del santo martire. Questo contributo vuole dunque mettere in luce la reale funzione di pala-reliquiario di quest’opera fondamentale del percorso di Jacobello.
2017
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3263847
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