Il saggio rilegge la storia della rivista «Officina» pubblicata a Bologna dal 1955 al 1959, e s'interroga sull' attualizzazione della sua proposta critica. Utilizzando le ricerche di Ferretti, la rivista viene interpretata come un instabile e fecondo laboratorio poetico e politico-culturale. Fondata da Roversi, Pasolini e Leonetti, che in seguito la diressero assieme a Scalia, Fortini e Romanò, "Officina" fu un periodico artigianale che ebbe tuttavia una grande influenza culturale: non solo ospitò poeti e scrittori già affermati come Gadda, Ungaretti, Calvino ma lanciò dibattiti rilevantissimi e precoci a esempio sulla ricezione di Mimesis di Auerbach, sullo sperimentalismo, su un nuovo canone della poesia italiana moderna, su un "nuovo impegno" culturale e linguistico più adeguato ai cambiamenti della società neocapitalista. Se la celebrazione di Pasolini come mito culturale ha, dopo la sua morte, contribuito ad attribuire solo a lui la paternità della rivista, il saggio invece cerca di mostrare come si trattò di un’operazione di gruppo e non priva di conflitti. Fra «enciclopedismo famelico» di Leonetti e «moralismo assillante» di Fortini è Roversi, con il suo «rivolgersi alla storia che si fa come a un oscuro-luminoso nettare conoscitivo» a esemplificare ciò che di quel sodalizio può essere praticabile ancora oggi.

«Mi ricordo questo futuro»: l’attualità di «Officina», tra storia e prefigurazione

Zinato Emanuele
2017

Abstract

Il saggio rilegge la storia della rivista «Officina» pubblicata a Bologna dal 1955 al 1959, e s'interroga sull' attualizzazione della sua proposta critica. Utilizzando le ricerche di Ferretti, la rivista viene interpretata come un instabile e fecondo laboratorio poetico e politico-culturale. Fondata da Roversi, Pasolini e Leonetti, che in seguito la diressero assieme a Scalia, Fortini e Romanò, "Officina" fu un periodico artigianale che ebbe tuttavia una grande influenza culturale: non solo ospitò poeti e scrittori già affermati come Gadda, Ungaretti, Calvino ma lanciò dibattiti rilevantissimi e precoci a esempio sulla ricezione di Mimesis di Auerbach, sullo sperimentalismo, su un nuovo canone della poesia italiana moderna, su un "nuovo impegno" culturale e linguistico più adeguato ai cambiamenti della società neocapitalista. Se la celebrazione di Pasolini come mito culturale ha, dopo la sua morte, contribuito ad attribuire solo a lui la paternità della rivista, il saggio invece cerca di mostrare come si trattò di un’operazione di gruppo e non priva di conflitti. Fra «enciclopedismo famelico» di Leonetti e «moralismo assillante» di Fortini è Roversi, con il suo «rivolgersi alla storia che si fa come a un oscuro-luminoso nettare conoscitivo» a esemplificare ciò che di quel sodalizio può essere praticabile ancora oggi.
2017
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3288838
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