Sempre più la conoscenza del mondo che ci circonda passa attraverso l’u- dito. Mentre la vista, privilegiata fino ad oggi, ha potuto sviluppare strumenti e tecniche anche molto raffinate per immagazzinare, manipolare e interpreta- re i dati, l’udito è ancora in fasce (Tedeschini, 2014) e il paesaggio sonoro è ancora alle prese con strumenti e metodi da verificare (Mayr, 2014). «Se lo ascoltiamo il paesaggio non è una topografia statica che può esse- re disegnata e trasposta su una mappa, ma piuttosto una superficie fluida e cangiante che si trasforma via via che viene avvolta da suoni diversi» (Bull e Back, 2008, p. 34). Schafer (1) definisce il paesaggio sonoro «quale insieme di tutti gli eventi sonori che convivono in un determinato ambiente e sono percepiti da un soggetto o da un gruppo umano» (Schafer, 1985, p. 19). Pre- cisa l’Autore: «Paesaggio sonoro può essere una composizione musicale, un programma radio o un ambiente acustico» (ibidem). Ciò che osserva Schafer è che ogni paesaggio ha in sé suoni peculiari e inconfondibili e lo sono nel- la misura e secondo la modalità percettiva dei singoli e dei gruppi. Delle im- pronte sonore che connotano una cultura e che contribuiscono, al pari delle altre manifestazioni umane, alla creazione dell’identità locale. Dare voce a tali percezioni significa innescare percorsi di riflessione e di educazione al- l’ascolto in grado di amplificare un canale sensoriale che la cultura occiden- tale oggi tende sempre più ad emarginare (Bull e Back, 2003).

Cartoline sonore. Rappresentare i luoghi dal punto dell’ascolto

Lorena Rocca
Writing – Review & Editing
;
2016

Abstract

Sempre più la conoscenza del mondo che ci circonda passa attraverso l’u- dito. Mentre la vista, privilegiata fino ad oggi, ha potuto sviluppare strumenti e tecniche anche molto raffinate per immagazzinare, manipolare e interpreta- re i dati, l’udito è ancora in fasce (Tedeschini, 2014) e il paesaggio sonoro è ancora alle prese con strumenti e metodi da verificare (Mayr, 2014). «Se lo ascoltiamo il paesaggio non è una topografia statica che può esse- re disegnata e trasposta su una mappa, ma piuttosto una superficie fluida e cangiante che si trasforma via via che viene avvolta da suoni diversi» (Bull e Back, 2008, p. 34). Schafer (1) definisce il paesaggio sonoro «quale insieme di tutti gli eventi sonori che convivono in un determinato ambiente e sono percepiti da un soggetto o da un gruppo umano» (Schafer, 1985, p. 19). Pre- cisa l’Autore: «Paesaggio sonoro può essere una composizione musicale, un programma radio o un ambiente acustico» (ibidem). Ciò che osserva Schafer è che ogni paesaggio ha in sé suoni peculiari e inconfondibili e lo sono nel- la misura e secondo la modalità percettiva dei singoli e dei gruppi. Delle im- pronte sonore che connotano una cultura e che contribuiscono, al pari delle altre manifestazioni umane, alla creazione dell’identità locale. Dare voce a tali percezioni significa innescare percorsi di riflessione e di educazione al- l’ascolto in grado di amplificare un canale sensoriale che la cultura occiden- tale oggi tende sempre più ad emarginare (Bull e Back, 2003).
2016
La musica come geografia. Suoni, luoghi, territori
978-88-88692-98-2
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