La “Proteomica” appartiene ad un gruppo di metodologie, le “-omiche”, che comprendono misurazioni estese di analiti (vedi genomica per i geni, trascrittomica per i trascritti dei geni, cioè gli mRNA, metabolomica, per le analisi di metaboliti, lipidomica, ecc.). Le “-omiche” hanno l’ambizione di misurare la totalità degli analiti di un certo gruppo presenti in un determinato campione. Tali misurazioni sono rese possibili da metodologie sviluppate e perfezionate negli anni più recenti, e presuppongono quindi procedure e piattaforme di analisi capaci, in teoria, di identificare (quali- e quantitativamente) tutti gli analiti presenti nel campione.Le “omiche” (definite anche indagini “wide-search”, o “unbiased”) rappresentano quindi un approccio differente da quello della biochimica classica, in cui si parte da una definita ipotesi sperimentale, per provare la quale si disegnano esperimenti specifici e mirati. Nelle “omiche” invece, si ambisce a misurare la totalità degli analiti di un campione, spesso senza alcuna ipotesi sperimentale “a priori”, verificando eventuali differenze tra casi e controlli, o tra diverse condizioni sperimentali, in base alle quali vengono poi derivate ipotesi, costruiti meccanismi, predisposti ulteriori esperimenti per lo studio di relazioni causa-effetto, ecc. La Proteomica può quindi rappresentare una metodica innovativa, seppur complessa, nella ricerca di markers precoci (sia di tipo genetico che non) anche di nefropatia diabetica, e può contribuire ad una più precisa definizione della storia clinica della malattia e della sua eziopatogenesi. Per la sua complessità, tuttavia, richiede standardizzazione di metodiche e personale competente nell’analisi sperimentale e nell’elaborazione bioinformatica dei dati. La costante verifica e condivisione dei dati da parte dei ricercatori dovrebbe inoltre rappresentare una irrinunciabile metodologia per rendere plausibili e applicabili le evidenze sperimentali.

Proteomica e Diabete

Paolo Tessari
;
Renato Millioni;Giorgio Arrigoni
2015

Abstract

La “Proteomica” appartiene ad un gruppo di metodologie, le “-omiche”, che comprendono misurazioni estese di analiti (vedi genomica per i geni, trascrittomica per i trascritti dei geni, cioè gli mRNA, metabolomica, per le analisi di metaboliti, lipidomica, ecc.). Le “-omiche” hanno l’ambizione di misurare la totalità degli analiti di un certo gruppo presenti in un determinato campione. Tali misurazioni sono rese possibili da metodologie sviluppate e perfezionate negli anni più recenti, e presuppongono quindi procedure e piattaforme di analisi capaci, in teoria, di identificare (quali- e quantitativamente) tutti gli analiti presenti nel campione.Le “omiche” (definite anche indagini “wide-search”, o “unbiased”) rappresentano quindi un approccio differente da quello della biochimica classica, in cui si parte da una definita ipotesi sperimentale, per provare la quale si disegnano esperimenti specifici e mirati. Nelle “omiche” invece, si ambisce a misurare la totalità degli analiti di un campione, spesso senza alcuna ipotesi sperimentale “a priori”, verificando eventuali differenze tra casi e controlli, o tra diverse condizioni sperimentali, in base alle quali vengono poi derivate ipotesi, costruiti meccanismi, predisposti ulteriori esperimenti per lo studio di relazioni causa-effetto, ecc. La Proteomica può quindi rappresentare una metodica innovativa, seppur complessa, nella ricerca di markers precoci (sia di tipo genetico che non) anche di nefropatia diabetica, e può contribuire ad una più precisa definizione della storia clinica della malattia e della sua eziopatogenesi. Per la sua complessità, tuttavia, richiede standardizzazione di metodiche e personale competente nell’analisi sperimentale e nell’elaborazione bioinformatica dei dati. La costante verifica e condivisione dei dati da parte dei ricercatori dovrebbe inoltre rappresentare una irrinunciabile metodologia per rendere plausibili e applicabili le evidenze sperimentali.
2015
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