A vent’anni dalla firma della Convenzione europea del paesaggio (Firenze, 20 ottobre 2000, di qui in avanti Cep), Ri-Vista propone tre numeri dedicati a questo anniversario, portando via via l’attenzione su alcune parole chiave. Questo primo numero affronta le politiche del paesaggio espresse all’art. 1 con i tre termini protection, management e plan-ning. Nel contesto italiano, la prima politica pubblica rivolta al paesaggio è stata la tutela, ormai più di un secolo fa. Essa resta un’istanza social-mente molto avvertita, cui corrispondono ormai non solo misure di protezione, ma anche di gestione durevole, pianificazione e intervento creativo. Esistono almeno due diversi modi di intendere la tutela del paesaggio: come domanda sociale e cura, a partire dalle attribuzioni di valore, e come attività tecnica, iscritta in un perimetro normativo e procedurale (i beni paesaggistici, le normative dei piani, le procedure autorizzative, ecc.). Si tratta di due accezioni diverse, che tuttavia sono necessariamente in relazione tra loro. Le ragioni della tutela (i valori o i disvalori riconosciuti nel paesaggio dal contesto sociale) muovono l’attivazione delle pratiche, ossia le attività tecniche nell’ambito di un contesto normativo e istituzionale. Queste pratiche hanno diversi effetti sui paesaggi attra-verso la definizione delle azioni di trasformazioni vietate, possibili, auspicabili, ovvero in termini di protection, management, planning. Le pratiche di tutela fissano alcuni valori, determinano esiti paesaggistici, generano narrazioni nel discorso politico e in definitiva influenzano esse stesse le istanze sociali. È dunque un processo circolare e continuo, quello tra istanze sociali e attività tecniche, non uniforme nello spazio e nel tempo, coerentemente con il variabile contesto culturale e istituzionale-normativo.

Protection, management and planning: ragioni, pratiche ed effetti della tutela del paesaggio

Benedetta Castiglioni
2019

Abstract

A vent’anni dalla firma della Convenzione europea del paesaggio (Firenze, 20 ottobre 2000, di qui in avanti Cep), Ri-Vista propone tre numeri dedicati a questo anniversario, portando via via l’attenzione su alcune parole chiave. Questo primo numero affronta le politiche del paesaggio espresse all’art. 1 con i tre termini protection, management e plan-ning. Nel contesto italiano, la prima politica pubblica rivolta al paesaggio è stata la tutela, ormai più di un secolo fa. Essa resta un’istanza social-mente molto avvertita, cui corrispondono ormai non solo misure di protezione, ma anche di gestione durevole, pianificazione e intervento creativo. Esistono almeno due diversi modi di intendere la tutela del paesaggio: come domanda sociale e cura, a partire dalle attribuzioni di valore, e come attività tecnica, iscritta in un perimetro normativo e procedurale (i beni paesaggistici, le normative dei piani, le procedure autorizzative, ecc.). Si tratta di due accezioni diverse, che tuttavia sono necessariamente in relazione tra loro. Le ragioni della tutela (i valori o i disvalori riconosciuti nel paesaggio dal contesto sociale) muovono l’attivazione delle pratiche, ossia le attività tecniche nell’ambito di un contesto normativo e istituzionale. Queste pratiche hanno diversi effetti sui paesaggi attra-verso la definizione delle azioni di trasformazioni vietate, possibili, auspicabili, ovvero in termini di protection, management, planning. Le pratiche di tutela fissano alcuni valori, determinano esiti paesaggistici, generano narrazioni nel discorso politico e in definitiva influenzano esse stesse le istanze sociali. È dunque un processo circolare e continuo, quello tra istanze sociali e attività tecniche, non uniforme nello spazio e nel tempo, coerentemente con il variabile contesto culturale e istituzionale-normativo.
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