Il contributo si propone di sondare la tradizione dei testi drammaturgici incentrati sul racconto biblico della caduta di Adamo ed Eva composti tra Seicento e Settecento. L’analisi mira a mostrare come questa tradizione appaia meno compatta di quanto supposto: nelle pieghe dei singoli drammi emergono infatti di volta in volta istanze culturali anche molto diverse. La messa in scena dell’episodio narrato brevemente dalla Genesi oπre ai drammaturghi la possibilità di misurarsi di volta in volta con grandi questioni di natura teologica, politica, filosofica e giuridica che venivano dibattute vivacemente all’epoca, assumendo precise posizioni all’interno di queste controversie. Il quadro che emerge, nell’esplorazione della fortuna seicentesca di questo soggetto fino all’esaurimento, nel pieno Settecento, della sua forza propulsiva, è sfaccettato e talora sorprendente: il racconto di Adamo non appare infatti patrimonio esclusivo di teologi e gesuiti, ma viene impiegato anche da aristotelici radicali, libertini, materialisti, teorici dell’assolutismo, per veicolare in ogni occasione una diversa Weltanschauung.

Sceneggiare il racconto di Adamo. Parabola di un soggetto biblico nel teatro italiano tra Sei e Settecento

zucchi, e.
2020

Abstract

Il contributo si propone di sondare la tradizione dei testi drammaturgici incentrati sul racconto biblico della caduta di Adamo ed Eva composti tra Seicento e Settecento. L’analisi mira a mostrare come questa tradizione appaia meno compatta di quanto supposto: nelle pieghe dei singoli drammi emergono infatti di volta in volta istanze culturali anche molto diverse. La messa in scena dell’episodio narrato brevemente dalla Genesi oπre ai drammaturghi la possibilità di misurarsi di volta in volta con grandi questioni di natura teologica, politica, filosofica e giuridica che venivano dibattute vivacemente all’epoca, assumendo precise posizioni all’interno di queste controversie. Il quadro che emerge, nell’esplorazione della fortuna seicentesca di questo soggetto fino all’esaurimento, nel pieno Settecento, della sua forza propulsiva, è sfaccettato e talora sorprendente: il racconto di Adamo non appare infatti patrimonio esclusivo di teologi e gesuiti, ma viene impiegato anche da aristotelici radicali, libertini, materialisti, teorici dell’assolutismo, per veicolare in ogni occasione una diversa Weltanschauung.
2020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3351643
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