Tra i materiali di età protostorica confiscati dalle forze di sicurezza iraniane nei dintorni di Jiroft (Kerman) e attualmente in mostra al Museo archeologico dello stesso centro vi è un gruppo di grandi spilloni in lega di rame, il maggiore dei quali raggiunge la considerevole lunghezza di 58 cm. Alcuni di essi hanno la testa a forma di due coni sovrapposti, che potrebbe ricordare una giara carenata con collo cilindrico. L’estremità posteriore di un esemplare, invece, è assottigliata e penetra trasversalmente in un massiccio fermaglio in lapislazzuli blu-indaco di elevata qualità, scolpito in forma della porta con architrave insellato che rappresenta uno motivi ricorrenti nell’arte dei vasi in clorite del sud-est Iranico nella seconda metà del III millennio a.C. I manufatti, provenienti da tombe scavate clandestinamente, sono privi di contesto di rinvenimento, e la loro funzione rimane questione aperta. L’articolo tuttavia esplora la possibilità che si tratti di conocchie per la filatura della lana, e che simili oggetti facessero parte dei corredi funebri e delle strategie di esibizione del rango di defunte appartenenti agli strati sociali più elevati della civiltà dell’Halil Rud. Il “portale” in lapislazzuli, uno dei più grandi oggetti nella pietra blu sinora trovati nella regione, potrebbe alludere a un edificio mitologico, sacro o a un luogo di culto, cosa che assocerebbe la lavorazione della lana alla sfera delle pratiche religiose.

Distaffs and "temple" in early Bronze age Iran

F. Desset;M. Vidale;
2020

Abstract

Tra i materiali di età protostorica confiscati dalle forze di sicurezza iraniane nei dintorni di Jiroft (Kerman) e attualmente in mostra al Museo archeologico dello stesso centro vi è un gruppo di grandi spilloni in lega di rame, il maggiore dei quali raggiunge la considerevole lunghezza di 58 cm. Alcuni di essi hanno la testa a forma di due coni sovrapposti, che potrebbe ricordare una giara carenata con collo cilindrico. L’estremità posteriore di un esemplare, invece, è assottigliata e penetra trasversalmente in un massiccio fermaglio in lapislazzuli blu-indaco di elevata qualità, scolpito in forma della porta con architrave insellato che rappresenta uno motivi ricorrenti nell’arte dei vasi in clorite del sud-est Iranico nella seconda metà del III millennio a.C. I manufatti, provenienti da tombe scavate clandestinamente, sono privi di contesto di rinvenimento, e la loro funzione rimane questione aperta. L’articolo tuttavia esplora la possibilità che si tratti di conocchie per la filatura della lana, e che simili oggetti facessero parte dei corredi funebri e delle strategie di esibizione del rango di defunte appartenenti agli strati sociali più elevati della civiltà dell’Halil Rud. Il “portale” in lapislazzuli, uno dei più grandi oggetti nella pietra blu sinora trovati nella regione, potrebbe alludere a un edificio mitologico, sacro o a un luogo di culto, cosa che assocerebbe la lavorazione della lana alla sfera delle pratiche religiose.
2020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3352153
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