Il contributo analizza la produzione di Martina Melilli, artista visiva e filmmaker, nel quadro di un progetto editoriale, di carattere multidisciplinare, inteso quale contributo alla storicizzazione e alla lettura critica di artiste italiane in relazione al panorama del cinema sperimentale e delle arti elettroniche dagli anni Sessanta ad oggi, attraversato in una prospettiva di genere. Concentrandosi su casi di studio, attraverso una rosa di figure rappresentative cadenzanti i decenni, il progetto affronta questioni e snodi posti dalle visioni, vissuti e sperimentazioni caratterizzanti il lavoro delle artiste selezionate. Solita definirsi come "artista visuale e filmmaker a propensione nomade", Martina Melilli, nata negli anni Ottanta, si forma in un panorama in cui la percezione identitaria viene sollecitata sia dalla messa a sistema della comunità europea sia dall'intensificarsi di dinamiche di mobilità internazionale che concorrono a dischiudere memorie individuali e collettive dei passati coloniali degli stati europei. Di qui la centralità, nella sua produzione, della dimensione della memoria, individuale e collettiva, e del rapporto tra individuo e una spazialità non più ancorata ma soggetta a ricollocazioni in apporto al punto di osservazione. Tra i materiali ricorrenti, al contempo oggetti, dispositivi e forme simboliche, l'archivio e la mappa.
Tracce e corporeità fossili: Martina Melilli, artista e filmmaker
FARAH POLATO
2021
Abstract
Il contributo analizza la produzione di Martina Melilli, artista visiva e filmmaker, nel quadro di un progetto editoriale, di carattere multidisciplinare, inteso quale contributo alla storicizzazione e alla lettura critica di artiste italiane in relazione al panorama del cinema sperimentale e delle arti elettroniche dagli anni Sessanta ad oggi, attraversato in una prospettiva di genere. Concentrandosi su casi di studio, attraverso una rosa di figure rappresentative cadenzanti i decenni, il progetto affronta questioni e snodi posti dalle visioni, vissuti e sperimentazioni caratterizzanti il lavoro delle artiste selezionate. Solita definirsi come "artista visuale e filmmaker a propensione nomade", Martina Melilli, nata negli anni Ottanta, si forma in un panorama in cui la percezione identitaria viene sollecitata sia dalla messa a sistema della comunità europea sia dall'intensificarsi di dinamiche di mobilità internazionale che concorrono a dischiudere memorie individuali e collettive dei passati coloniali degli stati europei. Di qui la centralità, nella sua produzione, della dimensione della memoria, individuale e collettiva, e del rapporto tra individuo e una spazialità non più ancorata ma soggetta a ricollocazioni in apporto al punto di osservazione. Tra i materiali ricorrenti, al contempo oggetti, dispositivi e forme simboliche, l'archivio e la mappa.File | Dimensione | Formato | |
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