Oggi più che mai l’intera società ha preso consapevolezza di come il proprio benessere sia strettamente connesso alla qualità degli ambienti naturali e della biodiversità. Tale cognizione è sottolineata in numerosi e recenti programmi politici sia livello nazionale che internazionale (es. Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, Strategia Europea per la Biodiversità 2030). In questo contesto, la corretta gestione delle aree protette risulta essere di fondamentale importanza. Riferendosi al territorio italiano, è doveroso tenere in considerazione che la maggior parte delle aree naturali protette è ubicata nelle cosiddette “Aree Interne”, marginali per quanto riguarda la fornitura di servizi alla persona, ma ricche di risorse ambientali e culturali che necessitano di interventi specifici volti a migliorare la qualità della vita dei residenti valorizzando le caratteristiche intrinseche dei territori. Conseguentemente, gli enti di gestione delle aree protette rivestono un ruolo strategico nella definizione e nell’implementazione di azioni concrete volte a contribuire al raggiungimento di uno sviluppo sostenibile che tenga conto sia dei bisogni sociali che ecologici specifici al contesto, in quanto figure terze tra autorità nazionali e realtà locali. Nonostante sia chiaro il ruolo chiave di tali enti, la letteratura presenta criticità rispetto al loro operato, soprattutto per quanto riguarda la mancanza di un atteggiamento proattivo di tali istituzioni, dovuta a un atteggiamento sovente di mera sorveglianza, associabile a una visione di comando-controllo della governance territoriale. Al contrario, è universalmente condivisa la necessità di partecipazione e coinvolgimento attivo da parte di tutte le tipologie di attori – politiche, economiche e civili – per garantire un’efficace gestione territoriale, in accordo alla tendenza di associare al concetto di governance ambientale quello di governance collaborativa. Questa prospettiva rafforza il ruolo del Programma europeo LIFE, uno dei maggiori strumenti per il cofinanziamento di progetti ambientali proposti generalmente da partenariati di attori. Esso, infatti, si presenta come uno degli strumenti chiave per migliorare la gestione delle aree naturali protette e per promuovere la conservazione e il recupero di habitat e specie protette nel territorio europeo, soprattutto attraverso i progetti LIFE Natura (LIFE-NAT). Riferendosi all’ultima programmazione LIFE, e in particolare ai 45 progetti LIFE-NAT implementati in Italia tra il 2014 e il 2019, questo studio vuole analizzare il ruolo degli enti di gestione delle aree protette rivestito nei partenariati supportati da LIFE attraverso uno studio della connettività tra i 283 beneficiari cofinanziati dal programma e la localizzazione degli stessi nel territorio italiano. L’obiettivo è testare l’ipotesi secondo cui tali enti possano definirsi catalizzatori di innovazione e mediatori tra le diverse parti coinvolte all’interno della programmazione LIFE-NAT. L’elevato ammontare di progetti coordinati dagli enti di gestione delle aree protette (28,8%), e dagli stessi come beneficiari di progetto (21,7%), soprattutto nelle Aree Interne italiane (70,96%), dimostra come questa categoria rivesta un ruolo strategico da prendere in considerazione rispetto all’implementazione di azioni legate alla natura e alla biodiversità supportate da LIFE, soprattutto nelle aree svantaggiate del centro-sud Italia nel quale ricoprono ruoli di maggiore centralità nella rete di relazioni tra beneficiari dei diversi partenariati dei progetti LIFE analizzati.

Il ruolo degli enti di gestione delle aree protette nella governance ambientale collaborativa per la biodiversità in Italia supportata dal Programma europeo LIFE 2014-2020.

Andriollo Elena
Writing – Original Draft Preparation
;
Pisani Elena
Writing – Review & Editing
;
Secco Laura
Supervision
;
Caimo Alberto
Supervision
;
RIgo Alessandra
Data Curation
2021

Abstract

Oggi più che mai l’intera società ha preso consapevolezza di come il proprio benessere sia strettamente connesso alla qualità degli ambienti naturali e della biodiversità. Tale cognizione è sottolineata in numerosi e recenti programmi politici sia livello nazionale che internazionale (es. Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, Strategia Europea per la Biodiversità 2030). In questo contesto, la corretta gestione delle aree protette risulta essere di fondamentale importanza. Riferendosi al territorio italiano, è doveroso tenere in considerazione che la maggior parte delle aree naturali protette è ubicata nelle cosiddette “Aree Interne”, marginali per quanto riguarda la fornitura di servizi alla persona, ma ricche di risorse ambientali e culturali che necessitano di interventi specifici volti a migliorare la qualità della vita dei residenti valorizzando le caratteristiche intrinseche dei territori. Conseguentemente, gli enti di gestione delle aree protette rivestono un ruolo strategico nella definizione e nell’implementazione di azioni concrete volte a contribuire al raggiungimento di uno sviluppo sostenibile che tenga conto sia dei bisogni sociali che ecologici specifici al contesto, in quanto figure terze tra autorità nazionali e realtà locali. Nonostante sia chiaro il ruolo chiave di tali enti, la letteratura presenta criticità rispetto al loro operato, soprattutto per quanto riguarda la mancanza di un atteggiamento proattivo di tali istituzioni, dovuta a un atteggiamento sovente di mera sorveglianza, associabile a una visione di comando-controllo della governance territoriale. Al contrario, è universalmente condivisa la necessità di partecipazione e coinvolgimento attivo da parte di tutte le tipologie di attori – politiche, economiche e civili – per garantire un’efficace gestione territoriale, in accordo alla tendenza di associare al concetto di governance ambientale quello di governance collaborativa. Questa prospettiva rafforza il ruolo del Programma europeo LIFE, uno dei maggiori strumenti per il cofinanziamento di progetti ambientali proposti generalmente da partenariati di attori. Esso, infatti, si presenta come uno degli strumenti chiave per migliorare la gestione delle aree naturali protette e per promuovere la conservazione e il recupero di habitat e specie protette nel territorio europeo, soprattutto attraverso i progetti LIFE Natura (LIFE-NAT). Riferendosi all’ultima programmazione LIFE, e in particolare ai 45 progetti LIFE-NAT implementati in Italia tra il 2014 e il 2019, questo studio vuole analizzare il ruolo degli enti di gestione delle aree protette rivestito nei partenariati supportati da LIFE attraverso uno studio della connettività tra i 283 beneficiari cofinanziati dal programma e la localizzazione degli stessi nel territorio italiano. L’obiettivo è testare l’ipotesi secondo cui tali enti possano definirsi catalizzatori di innovazione e mediatori tra le diverse parti coinvolte all’interno della programmazione LIFE-NAT. L’elevato ammontare di progetti coordinati dagli enti di gestione delle aree protette (28,8%), e dagli stessi come beneficiari di progetto (21,7%), soprattutto nelle Aree Interne italiane (70,96%), dimostra come questa categoria rivesta un ruolo strategico da prendere in considerazione rispetto all’implementazione di azioni legate alla natura e alla biodiversità supportate da LIFE, soprattutto nelle aree svantaggiate del centro-sud Italia nel quale ricoprono ruoli di maggiore centralità nella rete di relazioni tra beneficiari dei diversi partenariati dei progetti LIFE analizzati.
2021
Il terzo fragile. L’istituirsi del bene comune nelle aree rurali.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3385946
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