Nell’ambito del processo di integrazione europea si è sviluppato un vivace dibattito politico e scientifico sulla costruzione della cittadinanza europea. In questo contesto, il distacco transnazionale dei lavoratori ha assunto un ruolo cruciale perché esso è in grado di trasformare i mercati del lavoro e le strutture produttive delle imprese. Il distacco transnazionale si pone come un’eccezione al principio di lex loci laboris, il quale stabilisce che ai rapporti di lavoro debbano applicarsi le leggi (e le convenzioni) del Paese in cui il lavoratore presta la sua opera. Il distacco è regolato in base ai principi della libera circolazione dei servizi e della libertà di stabilimento delle imprese, due pilastri della Costituzione europea. Queste libertà economiche hanno sostenuto, da un lato la nascita di un mercato del lavoro paneuropeo e, dall’altro l’emergere di un «pluralismo giuridico transnazionale» in cui i regimi fiscali e lavorativi sono messi in concorrenza tra loro, permettendo alle imprese di poter scegliere quelli maggiormente favorevoli. Un fenomeno che è stato talvolta descritto come «shopping regime». Nella letteratura scientifica si evidenzia una divaricazione sulle cause che rendono complicata la tutela dei lavoratori distaccati da parte delle istituzioni statuali e delle organizzazioni sindacali. In particolare, mentre alcuni autori sottolineano l’inadeguatezza della legislazione europea che regola il distacco, altri ricercatori ritengono che le difficoltà nella tutela dei lavoratori siano una conseguenza della scarsa capacità delle istituzioni statuali e delle organizzazioni sindacali di monitorare il fenomeno e di offrire adeguati strumenti di protezione. L’obiettivo di questo saggio è quello di analizzare le modalità specifiche di utilizzo del distacco che interessano l’Italia, le forme che assumono i controlli dell’ispettorato del lavoro e le azioni introdotte dalle organizzazioni sindacali a livello locale e transnazionale. In effetti, il lavoro in distacco pone problematiche specifiche non solo all’azione degli ispettorati del lavoro ma anche alla capacità dei sindacati di offrire adeguata protezione e rappresentanza a questa forza lavoro. Nonostante le proposte dell’Ilo di rafforzare e modernizzare gli ispettorati del lavoro siano state approvate dai governi di diversi Paesi, molto spesso gli ispettorati si trovano con scarso personale, male equipaggiati e con una formazione carente. D’altra parte, le organizzazioni sindacali solo raramente hanno saputo sviluppare adeguate strategie rispetto alla nuova composizione del lavoro e in particolare alle forme di mobilità che stanno attraversando l’Ue. Analizzando le traiettorie dei lavoratori distaccati in Italia e le azioni adottate dall’Ispettorato del lavoro e dai sindacati, in questo saggio sosteniamo che le limitate azioni volte a controllare il fenomeno del distacco non dipendono solo dalle caratteristiche giuridiche del distacco stesso, ma anche dall’insufficienza delle azioni di coordinamento, controllo e tutela da parte delle istituzioni nazionali. Gli autori sostengono che il distacco transnazionale costituisce una modalità di gestione della forza lavoro che, creando spazi di lavoro transnazionali ed extraterritoriali in cui coesistono regimi normativi alternativi mette in crisi le modalità tipiche dei controlli sui posti di lavoro e le forme di azione sindacale, evidenziando l’erosione delle capacità di governo del lavoro da parte delle istituzioni nazionali. Questo articolo è frutto di una ricerca condotta nell’ambito di un progetto europeo nel 2017 e 2018 che mirava a comprendere le cosiddette «best practices» del lavoro in distacco al fine di favorire il miglioramento dei sistemi di protezione del lavoro nazionali. La ricerca, che ha finalità esplorative, si è avvalsa di un campione composito di partecipanti. Sono state raccolte 23 interviste semi-strutturate: 10 con ispettori del lavoro, 6 con funzionari sindacali (4 nel settore delle costruzioni e 2 nel sindacato dei trasporti), 3 con rappresentanti delle associazioni dei datori di lavoro ed enti bilaterali (1 edilizia e 2 trasporti) e 4 testimoni privilegiati che operano nel campo del diritto del lavoro e delle relazioni industriali. I partecipanti alle interviste sono stati selezionati ricorrendo a diverse tecniche di campionamento. I sindacalisti sono stati contattati attraverso canali informali (le reti sociali dei ricercatori coinvolti) e utilizzando un campionamento a palla di neve. Sia gli ispettori del lavoro sia i rappresentanti datoriali sono stati coinvolti nella ricerca dopo aver proceduto ad una selezione basata su alcuni criteri: i territori per quanto concerne l’ispettorato del lavoro (privilegiando le regioni e/o i centri metropolitani più segnati del fenomeno del distacco), e i settori produttivi (trasporti e edilizia) per quanto riguarda i rappresentanti datoriali.

Zone di variegata sovranità

Iannuzzi Francesco Eugenio;Sacchetto Devi
2020

Abstract

Nell’ambito del processo di integrazione europea si è sviluppato un vivace dibattito politico e scientifico sulla costruzione della cittadinanza europea. In questo contesto, il distacco transnazionale dei lavoratori ha assunto un ruolo cruciale perché esso è in grado di trasformare i mercati del lavoro e le strutture produttive delle imprese. Il distacco transnazionale si pone come un’eccezione al principio di lex loci laboris, il quale stabilisce che ai rapporti di lavoro debbano applicarsi le leggi (e le convenzioni) del Paese in cui il lavoratore presta la sua opera. Il distacco è regolato in base ai principi della libera circolazione dei servizi e della libertà di stabilimento delle imprese, due pilastri della Costituzione europea. Queste libertà economiche hanno sostenuto, da un lato la nascita di un mercato del lavoro paneuropeo e, dall’altro l’emergere di un «pluralismo giuridico transnazionale» in cui i regimi fiscali e lavorativi sono messi in concorrenza tra loro, permettendo alle imprese di poter scegliere quelli maggiormente favorevoli. Un fenomeno che è stato talvolta descritto come «shopping regime». Nella letteratura scientifica si evidenzia una divaricazione sulle cause che rendono complicata la tutela dei lavoratori distaccati da parte delle istituzioni statuali e delle organizzazioni sindacali. In particolare, mentre alcuni autori sottolineano l’inadeguatezza della legislazione europea che regola il distacco, altri ricercatori ritengono che le difficoltà nella tutela dei lavoratori siano una conseguenza della scarsa capacità delle istituzioni statuali e delle organizzazioni sindacali di monitorare il fenomeno e di offrire adeguati strumenti di protezione. L’obiettivo di questo saggio è quello di analizzare le modalità specifiche di utilizzo del distacco che interessano l’Italia, le forme che assumono i controlli dell’ispettorato del lavoro e le azioni introdotte dalle organizzazioni sindacali a livello locale e transnazionale. In effetti, il lavoro in distacco pone problematiche specifiche non solo all’azione degli ispettorati del lavoro ma anche alla capacità dei sindacati di offrire adeguata protezione e rappresentanza a questa forza lavoro. Nonostante le proposte dell’Ilo di rafforzare e modernizzare gli ispettorati del lavoro siano state approvate dai governi di diversi Paesi, molto spesso gli ispettorati si trovano con scarso personale, male equipaggiati e con una formazione carente. D’altra parte, le organizzazioni sindacali solo raramente hanno saputo sviluppare adeguate strategie rispetto alla nuova composizione del lavoro e in particolare alle forme di mobilità che stanno attraversando l’Ue. Analizzando le traiettorie dei lavoratori distaccati in Italia e le azioni adottate dall’Ispettorato del lavoro e dai sindacati, in questo saggio sosteniamo che le limitate azioni volte a controllare il fenomeno del distacco non dipendono solo dalle caratteristiche giuridiche del distacco stesso, ma anche dall’insufficienza delle azioni di coordinamento, controllo e tutela da parte delle istituzioni nazionali. Gli autori sostengono che il distacco transnazionale costituisce una modalità di gestione della forza lavoro che, creando spazi di lavoro transnazionali ed extraterritoriali in cui coesistono regimi normativi alternativi mette in crisi le modalità tipiche dei controlli sui posti di lavoro e le forme di azione sindacale, evidenziando l’erosione delle capacità di governo del lavoro da parte delle istituzioni nazionali. Questo articolo è frutto di una ricerca condotta nell’ambito di un progetto europeo nel 2017 e 2018 che mirava a comprendere le cosiddette «best practices» del lavoro in distacco al fine di favorire il miglioramento dei sistemi di protezione del lavoro nazionali. La ricerca, che ha finalità esplorative, si è avvalsa di un campione composito di partecipanti. Sono state raccolte 23 interviste semi-strutturate: 10 con ispettori del lavoro, 6 con funzionari sindacali (4 nel settore delle costruzioni e 2 nel sindacato dei trasporti), 3 con rappresentanti delle associazioni dei datori di lavoro ed enti bilaterali (1 edilizia e 2 trasporti) e 4 testimoni privilegiati che operano nel campo del diritto del lavoro e delle relazioni industriali. I partecipanti alle interviste sono stati selezionati ricorrendo a diverse tecniche di campionamento. I sindacalisti sono stati contattati attraverso canali informali (le reti sociali dei ricercatori coinvolti) e utilizzando un campionamento a palla di neve. Sia gli ispettori del lavoro sia i rappresentanti datoriali sono stati coinvolti nella ricerca dopo aver proceduto ad una selezione basata su alcuni criteri: i territori per quanto concerne l’ispettorato del lavoro (privilegiando le regioni e/o i centri metropolitani più segnati del fenomeno del distacco), e i settori produttivi (trasporti e edilizia) per quanto riguarda i rappresentanti datoriali.
2020
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