Padova assume una forte connotazione “militare” durante il I conflitto mondiale: la città nelle immediate retrovie del fronte accoglie i vertici militari del regno e “si disegna” un ruolo territoriale strategico ancora oggi confermato come sede del Comando delle Forze Operative Nord. Questa funzione di “città militare”, spesso velata da quella della “città universitaria”, ha portato alla costruzione nella struttura urbana di diverse sedi operative, spesso di cospicue dimensioni, alcune dismesse, altre in corso di dismissione, sia nelle aree centrali e storiche della città, sia nella sua periferia. Un carnet di opportunità insediative “messo a disposizione della città” che però al momento appare poco vagliato dall’Amministrazione comunale, assente nella strumentazione urbanistica, e disponibile piuttosto ad interventi di riuso “accidentali”. Il caso studio padovano permette di evidenziare tre aspetti della questione: a) una sostanziale assenza di strategie comunali per il recupero di aree dismesse; b) l’individuazione di nuove destinazioni funzionali per le ex caserme spesso poco congrue con il contesto urbano; c) le procedure con cui si è ricorso per il recupero le quali mostrano scarsa programmazione e un’assoluta assenza di cooperazione inter-istituzionale, oltre a una palese difficoltà nel concepire una visione condivisa e il confronto con i cittadini.
Città militare-Città universitaria: possibili convergenze a Padova
Savino M.
2021
Abstract
Padova assume una forte connotazione “militare” durante il I conflitto mondiale: la città nelle immediate retrovie del fronte accoglie i vertici militari del regno e “si disegna” un ruolo territoriale strategico ancora oggi confermato come sede del Comando delle Forze Operative Nord. Questa funzione di “città militare”, spesso velata da quella della “città universitaria”, ha portato alla costruzione nella struttura urbana di diverse sedi operative, spesso di cospicue dimensioni, alcune dismesse, altre in corso di dismissione, sia nelle aree centrali e storiche della città, sia nella sua periferia. Un carnet di opportunità insediative “messo a disposizione della città” che però al momento appare poco vagliato dall’Amministrazione comunale, assente nella strumentazione urbanistica, e disponibile piuttosto ad interventi di riuso “accidentali”. Il caso studio padovano permette di evidenziare tre aspetti della questione: a) una sostanziale assenza di strategie comunali per il recupero di aree dismesse; b) l’individuazione di nuove destinazioni funzionali per le ex caserme spesso poco congrue con il contesto urbano; c) le procedure con cui si è ricorso per il recupero le quali mostrano scarsa programmazione e un’assoluta assenza di cooperazione inter-istituzionale, oltre a una palese difficoltà nel concepire una visione condivisa e il confronto con i cittadini.File | Dimensione | Formato | |
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