The PhD thesis here presented, Carlo Naya, a photographer in Venice. The role of 19th-century photography in representing city landscapes, outlines the evolution of Venetian panoramic photography between the second half of the 19th and the early 20th centuries. The archive of Carlo Naya’s well-known photographic studio (1857-1918) was examined and catalogued. The collection, which now belongs to the heirs of another important Venetian photographer, Osvaldo Böhm, includes 5000 wet-plate collodion and gelatine-bromide negatives dating back from the mid-19th to the second decade of the 20th centuries, more than 1800 of which show the Venetian landscape, its lagoon, historical events and scenes in general. It is the largest, oldest and most complete archive of Venetian photography (as well as one of the most important collections of 19th-century photography worldwide), and may be considered, for the variety of its themes, the period of time it embraces, and the importance of the studio photographers, as a sum of 19th-century photographic research on landscapes. This work analyses Naya’s photographic archive associating it with the cultural milieu of the 19th century, and describes its role within the history of panoramic photography. The first chapter “Previsions and visions: Grand Tours and tourism in Venice” focuses on the role of landscape images in tour culture from the 18th century until the beginning of photography. It describes how images influenced the way landscapes were perceived, giving rise to modes of viewing reality that were shared by entire generations of travellers. This first chapter also analyses the Venetian market of images, the contribution provided by photography, and the role it has played, from that moment, in the idea collective imagination has of Venice. The second chapter “The Gran Teatro of Venice: photographic landscapes through the art of representation” reconstructs the photographic iconography of Venice by comparing traditional literary and figurative models, emphasising both change and conservation in formal and thematic choices. The photographic model is also associated with the way in which Venice came to be perceived by its most important 19th-century observers-narrators, i.e., foreign tourists. In this regard, the relationships myth-reality-image highlighted both parallels and ambiguities. The third chapter “Aesthetic and rational views: the Venetian landscape as perceived in the 19th century” firstly describes how, in that period, both the innovative photographic language and debates in the Venetian cultural environment on the relationship between representation and reality gave rise to a new concept of landscape. Secondly, the chapter traces the history of Venetian images through cartography, painting, lithography, etching and photography, showing how, in Venetian culture, the distinction between symbolic and topographic landscapes is not clear-cut, and how realism and idealism - in all these forms of representation - have contributed towards the creation of an image of Venice. The photographic representation of Venice therefore evolved in the same way it had in city maps before, and in the same way it would later in all other artistic expressions. The chapter also describes the epoch of atelier photography in Venice by analysing Carlo Naya’s life and artistic and commercial choices. The last chapter “Tradition and innovation of landscape photography: Venice’s time and plan” provides an interpretation of individual iconographic models by describing the 19th-century historical and cultural settings in Venice. In particular, the chapter focuses on the role of images in travel guides of the period, and the importance of photography in collecting and organising the Venetian artistic heritage and rationalising the city pathways. Therefore, photography of the 1800s was essential to understand the culture of the whole century, especially in the Venetian environment, which was particularly fertile and innovative in this field. Photography combined the search for the spectacular in pictures, which had been typical of optical machines since the 18th century, and modern sensitivity that made photography break from figurative tradition in search of a constructive relationship with painting and literature. In addition, the cultural élite and public opinion also played an important role as they were becoming aware of the city’s new historical status and plan, which was modified precisely in that century. From this viewpoint, Naya’s production may be considered the meeting point of several iconographic itineraries as it shows key moments of the history of representation by blending past and contemporary trends, tradition and innovation, science and aesthetics, and collective and individual views. Although panoramic photography captured the physical, historical and social transformations of the city, it also showed the profound, albeit concealed evolution of the operators’ and spectators’ mentalities and views, the juxtaposition of models taken from scientific and pictorial views and popular models (from printing to images for Mondi Nuovi), the meeting of different audiences and, in particular, the development of a new concept of city landscape and a new relationship with history and reality.

La tesi di dottorato Carlo Naya, fotografo a Venezia. Il ruolo della fotografia del XIX secolo nella rappresentazione del paesaggio urbano, si è proposta di delineare l’evoluzione dei modi e delle forme della fotografia vedutista veneziana tra seconda metà dell’Ottocento e primi decenni del Novecento. A questo scopo, è stato catalogato e studiato il fondo della celebre ditta fotografica di Carlo Naya (1857-1918), ora proprietà degli eredi di un altro importante fotografo della città, Osvaldo Böhm: circa 5000 negativi di vetro al collodio e alla gelatina di bromuro databili a partire dalla metà del XIX secolo fino al secondo decennio del XX secolo, dei quali più di 1800 riguardano proprio la rappresentazione del paesaggio della città, della laguna, avvenimenti storici, scene di genere. È il repertorio più completo, vasto e antico di fotografia veneziana (e una delle più importanti testimonianze di fotografia dell’Ottocento anche a livello internazionale); può essere definito, per varietà dei temi, ampiezza dell’arco temporale e importanza dei fotografi della ditta, la summa della ricerca fotografica ottocentesca sul tema del paesaggio. La tesi ha analizzato questo repertorio fotografico inserendolo all’interno del panorama della cultura del XIX secolo e definendone il ruolo in relazione ad una più ampia storia della visione. Il primo capitolo Previsioni e visioni: Grand Tour e turismo a Venezia si è occupato della definizione del ruolo dell’immagine di paesaggio all’interno della cultura di viaggio a partire dal XVIII secolo fino all’epoca della fotografia. Ha evidenziato, poi, il modo attraverso il quale l’immagine ha influenzato la percezione del paesaggio stesso, creando degli schemi interpretativi della realtà in grado di plasmare lo sguardo di intere generazioni di viaggiatori. Infine, ha analizzato il mercato dell’immagine a Venezia, il contributo della fotografia in questo ambito e il ruolo rivestito, da questo momento in avanti, nell’immaginario collettivo di Venezia. Il secondo capitolo, Il Gran Teatro di Venezia: il paesaggio fotografico attraverso le arti della rappresentazione ha ricostruito l’iconografia fotografica di Venezia, in base al raffronto con i modelli letterari e figurativi della tradizione, evidenziando la continuità o la novità nelle principali scelte tematiche e formali. Il modello fotografico, poi, è stato rapportato anche con la percezione della città sviluppata dai suoi principali osservatori-narratori del XIX secolo: i turisti stranieri; in questo modo sono stati evidenziati ambiguità e parallelismi all’interno della dialettica mito-realtà-immagine. Il terzo capitolo, Sguardi estetici e sguardi razionali: il paesaggio veneziano nella percezione del XIX secolo ha raccontato, innanzitutto, la nascita di una nuova idea di paesaggio grazie al contributo innovativo del linguaggio fotografico e alle contemporanee discussioni sul rapporto tra rappresentazione e realtà sorte all’interno dell’ambiente culturale veneziano. In secondo luogo, ha ricostruito un itinerario all’interno della storia della visione a Venezia, attraverso cartografia, pittura, litografie e incisioni e, infine fotografia: è stato evidenziato, in questo modo, come la distinzione tra paesaggio simbolico e paesaggio topografico non si possa definire netta all’interno della cultura veneziana e come realismo e idealismo abbiano collaborato, in tutte queste forme di rappresentazione, alla creazione dell’immagine di Venezia. La fotografia, quindi, si è idealmente inserita, come tutte le altre forme di rappresentazione che l’hanno preceduta, nel cammino già intrapreso a partire dalle prime mappe cittadine. Infine, è stata raccontata l’epoca della fotografia d’atelier a Venezia, soprattutto attraverso le vicende e le scelte artistiche e commerciali di Carlo Naya. Nell’ultimo capitolo Tradizione e innovazione nella fotografia di paesaggio: tempo e forma di Venezia è stata ipotizzata un’interpretazione dei singoli modelli iconografici in base alla ricostruzione della situazione storico-culturale del XIX secolo veneziano. In particolare, sono stati approfonditi la funzione dell’immagine nelle guide di viaggio del secolo; e il ruolo della fotografia nella raccolta e riordino del patrimonio artistico veneziano e nella “razionalizzazione” dei percorsi urbani. La fotografia dell’Ottocento, soprattutto nell’ambiente veneziano particolarmente fertile e innovativo nel campo della visione, si è rivelata, quindi, un documento fondamentale per capire la cultura, non solo artistica, dell’intero secolo: da una parte, la ricerca della spettacolarizzazione dell’immagine tipica delle macchine ottiche fin dal XVIII secolo; dall’altra, la sensibilità moderna che porta la fotografia ad emanciparsi dalla tradizione figurativa e ad aprirsi ad una dialettica costruttiva con pittura e letteratura; infine l’influenza più o meno consapevole dell’atteggiamento dell’elite culturale e dell’opinione pubblica nei confronti della nuova situazione storica e della “forma” della città, modificata proprio nel corso di questo secolo. Secondo questa chiave di lettura, quindi, Naya e la sua produzione si presentano ai nostri occhi come punti d’incontro di molti percorsi iconografici e di momenti salienti della storia della rappresentazione: passato e contemporaneità, tradizione e innovazione, scienza ed estetica, sguardo collettivo e sguardo individuale. La fotografia vedutista non ha registrato, perciò, solo le trasformazioni fisiche, storiche e sociali della città. Essa ha testimoniato infatti, soprattutto, l’evoluzione nascosta e profonda della mentalità e dello sguardo dell’operatore e dello spettatore, la contaminazioni tra modelli della visione scientifica e pittorica e modelli popolari (dalla stampa alle immagini per Mondi Nuovi), l’incontro tra pubblici diversi e soprattutto, lo sviluppo di una nuova idea di paesaggio urbano e di un nuovo rapporto con la storia e la realtà.

Carlo Naya fotografo veneziano: il ruolo della fotografia del XIX secolo nella rappresentazione del paesaggio urbano / Roncaglia, Elena. - (2009 Jan).

Carlo Naya fotografo veneziano: il ruolo della fotografia del XIX secolo nella rappresentazione del paesaggio urbano

Roncaglia, Elena
2009

Abstract

La tesi di dottorato Carlo Naya, fotografo a Venezia. Il ruolo della fotografia del XIX secolo nella rappresentazione del paesaggio urbano, si è proposta di delineare l’evoluzione dei modi e delle forme della fotografia vedutista veneziana tra seconda metà dell’Ottocento e primi decenni del Novecento. A questo scopo, è stato catalogato e studiato il fondo della celebre ditta fotografica di Carlo Naya (1857-1918), ora proprietà degli eredi di un altro importante fotografo della città, Osvaldo Böhm: circa 5000 negativi di vetro al collodio e alla gelatina di bromuro databili a partire dalla metà del XIX secolo fino al secondo decennio del XX secolo, dei quali più di 1800 riguardano proprio la rappresentazione del paesaggio della città, della laguna, avvenimenti storici, scene di genere. È il repertorio più completo, vasto e antico di fotografia veneziana (e una delle più importanti testimonianze di fotografia dell’Ottocento anche a livello internazionale); può essere definito, per varietà dei temi, ampiezza dell’arco temporale e importanza dei fotografi della ditta, la summa della ricerca fotografica ottocentesca sul tema del paesaggio. La tesi ha analizzato questo repertorio fotografico inserendolo all’interno del panorama della cultura del XIX secolo e definendone il ruolo in relazione ad una più ampia storia della visione. Il primo capitolo Previsioni e visioni: Grand Tour e turismo a Venezia si è occupato della definizione del ruolo dell’immagine di paesaggio all’interno della cultura di viaggio a partire dal XVIII secolo fino all’epoca della fotografia. Ha evidenziato, poi, il modo attraverso il quale l’immagine ha influenzato la percezione del paesaggio stesso, creando degli schemi interpretativi della realtà in grado di plasmare lo sguardo di intere generazioni di viaggiatori. Infine, ha analizzato il mercato dell’immagine a Venezia, il contributo della fotografia in questo ambito e il ruolo rivestito, da questo momento in avanti, nell’immaginario collettivo di Venezia. Il secondo capitolo, Il Gran Teatro di Venezia: il paesaggio fotografico attraverso le arti della rappresentazione ha ricostruito l’iconografia fotografica di Venezia, in base al raffronto con i modelli letterari e figurativi della tradizione, evidenziando la continuità o la novità nelle principali scelte tematiche e formali. Il modello fotografico, poi, è stato rapportato anche con la percezione della città sviluppata dai suoi principali osservatori-narratori del XIX secolo: i turisti stranieri; in questo modo sono stati evidenziati ambiguità e parallelismi all’interno della dialettica mito-realtà-immagine. Il terzo capitolo, Sguardi estetici e sguardi razionali: il paesaggio veneziano nella percezione del XIX secolo ha raccontato, innanzitutto, la nascita di una nuova idea di paesaggio grazie al contributo innovativo del linguaggio fotografico e alle contemporanee discussioni sul rapporto tra rappresentazione e realtà sorte all’interno dell’ambiente culturale veneziano. In secondo luogo, ha ricostruito un itinerario all’interno della storia della visione a Venezia, attraverso cartografia, pittura, litografie e incisioni e, infine fotografia: è stato evidenziato, in questo modo, come la distinzione tra paesaggio simbolico e paesaggio topografico non si possa definire netta all’interno della cultura veneziana e come realismo e idealismo abbiano collaborato, in tutte queste forme di rappresentazione, alla creazione dell’immagine di Venezia. La fotografia, quindi, si è idealmente inserita, come tutte le altre forme di rappresentazione che l’hanno preceduta, nel cammino già intrapreso a partire dalle prime mappe cittadine. Infine, è stata raccontata l’epoca della fotografia d’atelier a Venezia, soprattutto attraverso le vicende e le scelte artistiche e commerciali di Carlo Naya. Nell’ultimo capitolo Tradizione e innovazione nella fotografia di paesaggio: tempo e forma di Venezia è stata ipotizzata un’interpretazione dei singoli modelli iconografici in base alla ricostruzione della situazione storico-culturale del XIX secolo veneziano. In particolare, sono stati approfonditi la funzione dell’immagine nelle guide di viaggio del secolo; e il ruolo della fotografia nella raccolta e riordino del patrimonio artistico veneziano e nella “razionalizzazione” dei percorsi urbani. La fotografia dell’Ottocento, soprattutto nell’ambiente veneziano particolarmente fertile e innovativo nel campo della visione, si è rivelata, quindi, un documento fondamentale per capire la cultura, non solo artistica, dell’intero secolo: da una parte, la ricerca della spettacolarizzazione dell’immagine tipica delle macchine ottiche fin dal XVIII secolo; dall’altra, la sensibilità moderna che porta la fotografia ad emanciparsi dalla tradizione figurativa e ad aprirsi ad una dialettica costruttiva con pittura e letteratura; infine l’influenza più o meno consapevole dell’atteggiamento dell’elite culturale e dell’opinione pubblica nei confronti della nuova situazione storica e della “forma” della città, modificata proprio nel corso di questo secolo. Secondo questa chiave di lettura, quindi, Naya e la sua produzione si presentano ai nostri occhi come punti d’incontro di molti percorsi iconografici e di momenti salienti della storia della rappresentazione: passato e contemporaneità, tradizione e innovazione, scienza ed estetica, sguardo collettivo e sguardo individuale. La fotografia vedutista non ha registrato, perciò, solo le trasformazioni fisiche, storiche e sociali della città. Essa ha testimoniato infatti, soprattutto, l’evoluzione nascosta e profonda della mentalità e dello sguardo dell’operatore e dello spettatore, la contaminazioni tra modelli della visione scientifica e pittorica e modelli popolari (dalla stampa alle immagini per Mondi Nuovi), l’incontro tra pubblici diversi e soprattutto, lo sviluppo di una nuova idea di paesaggio urbano e di un nuovo rapporto con la storia e la realtà.
gen-2009
The PhD thesis here presented, Carlo Naya, a photographer in Venice. The role of 19th-century photography in representing city landscapes, outlines the evolution of Venetian panoramic photography between the second half of the 19th and the early 20th centuries. The archive of Carlo Naya’s well-known photographic studio (1857-1918) was examined and catalogued. The collection, which now belongs to the heirs of another important Venetian photographer, Osvaldo Böhm, includes 5000 wet-plate collodion and gelatine-bromide negatives dating back from the mid-19th to the second decade of the 20th centuries, more than 1800 of which show the Venetian landscape, its lagoon, historical events and scenes in general. It is the largest, oldest and most complete archive of Venetian photography (as well as one of the most important collections of 19th-century photography worldwide), and may be considered, for the variety of its themes, the period of time it embraces, and the importance of the studio photographers, as a sum of 19th-century photographic research on landscapes. This work analyses Naya’s photographic archive associating it with the cultural milieu of the 19th century, and describes its role within the history of panoramic photography. The first chapter “Previsions and visions: Grand Tours and tourism in Venice” focuses on the role of landscape images in tour culture from the 18th century until the beginning of photography. It describes how images influenced the way landscapes were perceived, giving rise to modes of viewing reality that were shared by entire generations of travellers. This first chapter also analyses the Venetian market of images, the contribution provided by photography, and the role it has played, from that moment, in the idea collective imagination has of Venice. The second chapter “The Gran Teatro of Venice: photographic landscapes through the art of representation” reconstructs the photographic iconography of Venice by comparing traditional literary and figurative models, emphasising both change and conservation in formal and thematic choices. The photographic model is also associated with the way in which Venice came to be perceived by its most important 19th-century observers-narrators, i.e., foreign tourists. In this regard, the relationships myth-reality-image highlighted both parallels and ambiguities. The third chapter “Aesthetic and rational views: the Venetian landscape as perceived in the 19th century” firstly describes how, in that period, both the innovative photographic language and debates in the Venetian cultural environment on the relationship between representation and reality gave rise to a new concept of landscape. Secondly, the chapter traces the history of Venetian images through cartography, painting, lithography, etching and photography, showing how, in Venetian culture, the distinction between symbolic and topographic landscapes is not clear-cut, and how realism and idealism - in all these forms of representation - have contributed towards the creation of an image of Venice. The photographic representation of Venice therefore evolved in the same way it had in city maps before, and in the same way it would later in all other artistic expressions. The chapter also describes the epoch of atelier photography in Venice by analysing Carlo Naya’s life and artistic and commercial choices. The last chapter “Tradition and innovation of landscape photography: Venice’s time and plan” provides an interpretation of individual iconographic models by describing the 19th-century historical and cultural settings in Venice. In particular, the chapter focuses on the role of images in travel guides of the period, and the importance of photography in collecting and organising the Venetian artistic heritage and rationalising the city pathways. Therefore, photography of the 1800s was essential to understand the culture of the whole century, especially in the Venetian environment, which was particularly fertile and innovative in this field. Photography combined the search for the spectacular in pictures, which had been typical of optical machines since the 18th century, and modern sensitivity that made photography break from figurative tradition in search of a constructive relationship with painting and literature. In addition, the cultural élite and public opinion also played an important role as they were becoming aware of the city’s new historical status and plan, which was modified precisely in that century. From this viewpoint, Naya’s production may be considered the meeting point of several iconographic itineraries as it shows key moments of the history of representation by blending past and contemporary trends, tradition and innovation, science and aesthetics, and collective and individual views. Although panoramic photography captured the physical, historical and social transformations of the city, it also showed the profound, albeit concealed evolution of the operators’ and spectators’ mentalities and views, the juxtaposition of models taken from scientific and pictorial views and popular models (from printing to images for Mondi Nuovi), the meeting of different audiences and, in particular, the development of a new concept of city landscape and a new relationship with history and reality.
fotografia del XIX secolo; iconografia; immagine di Venezia; rappresentazione del paesaggio; Naya, Carlo
Carlo Naya fotografo veneziano: il ruolo della fotografia del XIX secolo nella rappresentazione del paesaggio urbano / Roncaglia, Elena. - (2009 Jan).
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
elenaroncaglia.pdf

accesso aperto

Tipologia: Tesi di dottorato
Licenza: Non specificato
Dimensione 3.77 MB
Formato Adobe PDF
3.77 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3426610
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact