This PhD provides major and trace element compositions for a new suite of Cr-rich garnet xenocrysts and associated minerals from the diamond-free Zagadochnaya kimberlite, Daldyn Field, Yakutia (Russia). Interpreting the nature and evolution of the underlying lithospheric mantle from these samples requires a good understanding of relationships between pressures and temperatures of formation, upper mantle phase relations and trace element signatures of petrochemical processes. I addressed these issues by integrating three main lines of research. i) Evaluation of single-clinopyroxene geobarometry for garnet peridotites. Single-clinopyroxene thermobarometry represents the most reliable method among single-mineral thermobarometric techniques for mantle rocks, but the geobarometer tends to produce considerable scatter in P–T estimates when applied to clinopyroxenes with unfavourable compositions. Multiple electron microprobe analyses on compositionally diverse clinopyroxenes, using different analytical conditions, demonstrated that this scatter is mostly related to propagation of analytical errors on the calculated Cr-in-cpx pressure. The results of this analytical tests were used to calculate model analytical errors and propagated P uncertainties for a large set of published analyses of mantle-derived, xenolith-borne clinopyroxenes. I found that the parameter aCr/Cr# [where aCr = Cr–0.81•Na•Cr#, Cr#=Cr/(Cr+Al), atoms per 6-oxygen formula unit] can be used to discriminate clinopyroxenes for which analytical errors alone will propagate unacceptable P uncertainties (i.e., higher than ±0.25 GPa) for several combinations of analytical conditions. I therefore defined a new optimized analytical procedure for single-clinopyroxene geobarometry, which significantly decreases the pressure uncertainties and allows a better definition of clinopyroxene-based geotherms. ii) Thermodynamic modeling of natural peridotitic systems. Calculations of phase equilibria in Cr-bearing peridotitic systems were used to predict the effects of P, T and bulk compositional variations on garnet–spinel relations in fertile and depleted mantle compositions. Calculations showed that in cratonic lithospheric sections the width of the garnet–spinel transition strongly depends on bulk composition: in a fertile mantle, spinel can coexist with garnet to about 120 km depth, while in an ultra-depleted harzburgitic mantle it can be stable to over 180 km depth. In the garnet+spinel stability field the calculated modes of spinel are very low (0.1–2.8 %), suggesting that spinel grains may be easily overlooked in mantle xenoliths. The model also suggests a significant potential role of P–T conditions on the distribution of garnets in the popular Ca–Cr discrimination diagram. iii) Interpretation of the mantle record in the Zagadochnaya kimberlite. A suite of 28 garnet xenocrysts, often containing polymineralic inclusions, were selected from a heavy-mineral concentrate of the Zagadochnaya kimberlite for detailed electron microprobe analysis and laser-ablation inductively-coupled mass spectrometry. Robust P–T estimates for the garnets and associated clinopyroxenes and the Ca and Cr contents in the garnets indicate that the kimberlite sampled only a shallow mantle portion (< 130 km), which was mainly composed by fertile to depleted lherzolites and essentially corresponds to the shallow, lherzolite-rich layer previously defined on the basis of xenoliths/xenocrysts from the neighbor, highly diamondiferous Udachnaya kimberlite. The less (Ca, Cr)-rich garnets show chondrite-normalized Rare Earth Elements (REE) patterns, characterized by very low Light REE (LREE) increasing through the Middle REE (MREE) to the Heavy REE (HREE). With increasing Ca and Cr the garnets show increasing LREE and decreasing HREE, eventually resulting in sinusoidal patterns. Numerical simulations of melt/rock reactions demonstrated that such REE variability can be produced by a unique episode of melt injection and percolation through a refractory mantle column. Most garnet grains were partially replaced by low-Cr garnets + Cr-spinel + diopside (± hydrous minerals and Ti-oxides). The textures and mineralogy of these secondary mineral assemblages, the calculated trace element compositions of the equilibrium melts, and the Ca concentration profiles across garnet zoning, indicate pervasive reaction with melts strictly related to the host kimberlite. A relatively slow ascent of the kimberlite up to shallow mantle levels before eruption is suggested, which would explain the lack of xenocrysts from depths > 130 km, the absence of diamond, the Mg-rich composition of the kimberlite, and the pervasive reactions that produced the secondary assemblages.

Nella presente tesi di dottorato vengono riportate le composizioni chimiche in elementi maggiori e in tracce di una nuova serie di xenocristalli a granato e minerali associati provenienti dalla kimberlite di Zagadochnaya, Daldyn Field, Yakutia (Russia). Per interpretare la natura e l’evoluzione geochimica del mantello litosferico sottostante è importante capire le condizioni di temperatura e pressione di formazione dei vari frammenti di mantello, le relazioni di fase nel mantello superiore, e le evidenze dei processi petrogenetici registrate negli elementi in tracia. In questa tesi, queste problematiche sono state affrontate in tre diverse linee di ricerca. i) Valutazione del geobarometro a clinopirosseno per le peridotiti a granato. Tra i vari metodi termobarometrici basati sulla composizione di una singola fase mineralogica, il termobarometro a clinopirosseno rappresenta il metodo più affidabile per le rocce di mantello. Nonostante ciò, è stato visto che il geobarometro può essere molto impreciso se applicato a certi clinopirosseni con composizione sfavorevole, e questo si riflette in una considerevole incertezza nella stime delle geoterme. In questo lavoro ho effettuato ripetute analisi tramite microsonda elettronica su clinopirosseni a diverse composizioni, utilizzando diverse condizioni analitiche. I risultati dimostrano che le buona parte delle incertezze sono legate alla propagazione degli errori analitici sulle pressioni calcolate con il geobarometro. I dati ottenuti dal test analitico sono stati poi utilizzati per stimare gli le incertezze analitiche e la loro propagazione sulle pressioni calcolate per un gran numero di analisi di clinopirosseni di mantello riportate in letteratura. Il parametro aCr/Cr# [dove aCr = Cr–0.81•Na•Cr#, Cr#=Cr/(Cr+Al), atomi per unità di formula, 6 ossigeni] può essere utilizzato per discriminare i clinopirosseni per i quali la propagazione dell’errore analitico è troppo elevata (i.e., deviazione standard > 0.25 GPa). Ciò mi ha permesso di definire una nuova procedura analitica che permette di diminuire notevolmente le incertezze sulle pressioni calcolate e quindi definire meglio le geoterme basate su clinopirosseni di mantello. ii) Modellizzazione termodinamica di sistemi peridotitici con composizioni naturali. Per comprendere l’effetto della pressione, temperatura e composizione sulle relazioni tra granato e spinello nel mantello superiore, ho effettuato dei calcoli termodinamici per sistemi peridotitici contenenti Cr. I calcoli hanno mostrato che nella litosfera cratonica la transizione da facies a spinello a facies a granato dipende dalla composizione totale della peridotite: in un mantello fertile, lo spinello può coesistere con il granato fino a ca. 120 km di profondità, mentre in un mantello molto impoverito lo spinello può essere stabile fino a 180 km di profondità. Nella facies granato+spinello, l’abbondanza modale dello spinello è molto bassa (0.1–2.8%). Il modello suggerisce anche un maggiore influenza della pressione e della temperatura nella distribuzione dei granati nei classici diagrammi classificativi basati sul contenuto in Cr e Ca. iii) Interpretazione dei campioni di mantello della kimberlite di Zagadochnaya. Una serie rappresentativa di 28 xenocristalli di granato, spesso contenenti inclusioni di diverse fasi mineralogiche, è stata caratterizzata per gli elementi maggiori e in tracce tramite microsonda elettronica e spettrometria di massa associata a microsonda laser. Le stime termobarometriche più affidabili per i granati e i clinopirosseni associati, assieme al contenuto in Cr e Ca dei granati, indicano che la kimberlite ha campionato solo una porzione superficiale del mantello (< 130 km), composta da lherzoliti variamente fertili fino a impoverite. In termini litologici, questa porzione è equivalente a alla porzione più superficiale del mantello campionato dalla vicina kimberlite diamantifera di Udachnaya. I granati meno ricchi in Cr e Ca mostrano dei pattern normalizzati delle terre rare (REE) con un aumento progressivo dalle terre rare leggere (LREE) alle pesanti (HREE). Con l’aumento di Ca e Cr, si nota anche un arricchimento in LREE e impoverimento delle HREE, fino ad avere dei pattern delle REE sinusoidali. Grazie alle simulazioni numeriche delle reazioni fuso/roccia, è stato possibile dimostrare che queste variazioni delle REE possono essere il risultato di un unico episodio di percolazione di fuso in una colonna di mantello originariamente refrattaria. La maggior parte dei granati mostrano evidenze di ricristallizzazione con formazione di granato impoverito in Cr + cromite + diopside (± minerali idrati e ossidi di Ti). La tessitura e la mineralogia di questi domini secondari, la composizione calcolata dei fusi in equilibrio, e i profili di concentrazione attraverso le zonature del granato, indicano che questi sono dei prodotti di reazione con fusi strettamente legati alla kimberlite di Zagadochnaya. Viene qui suggerita una risalita relativamente lenta della kimberlite fino ai livelli superficiali del mantello prima dell’evento eruttivo. Questo spiegherebbe la mancanza di xenocristalli da profondità > 130 km, l’assenza di diamante, l’arricchimento in Mg della kimberlite, e le reazioni spinte che hanno prodotto gli assemblaggi secondari.

What garnet, clinopyroxene, and diamond potential can tell us about the evolution of sub-cratonic mantle sections: a case study of the Zagadochnaya kimberlite (Yakutia) / Ziberna, Luca. - (2013 Jan 30).

What garnet, clinopyroxene, and diamond potential can tell us about the evolution of sub-cratonic mantle sections: a case study of the Zagadochnaya kimberlite (Yakutia)

Ziberna, Luca
2013

Abstract

Nella presente tesi di dottorato vengono riportate le composizioni chimiche in elementi maggiori e in tracce di una nuova serie di xenocristalli a granato e minerali associati provenienti dalla kimberlite di Zagadochnaya, Daldyn Field, Yakutia (Russia). Per interpretare la natura e l’evoluzione geochimica del mantello litosferico sottostante è importante capire le condizioni di temperatura e pressione di formazione dei vari frammenti di mantello, le relazioni di fase nel mantello superiore, e le evidenze dei processi petrogenetici registrate negli elementi in tracia. In questa tesi, queste problematiche sono state affrontate in tre diverse linee di ricerca. i) Valutazione del geobarometro a clinopirosseno per le peridotiti a granato. Tra i vari metodi termobarometrici basati sulla composizione di una singola fase mineralogica, il termobarometro a clinopirosseno rappresenta il metodo più affidabile per le rocce di mantello. Nonostante ciò, è stato visto che il geobarometro può essere molto impreciso se applicato a certi clinopirosseni con composizione sfavorevole, e questo si riflette in una considerevole incertezza nella stime delle geoterme. In questo lavoro ho effettuato ripetute analisi tramite microsonda elettronica su clinopirosseni a diverse composizioni, utilizzando diverse condizioni analitiche. I risultati dimostrano che le buona parte delle incertezze sono legate alla propagazione degli errori analitici sulle pressioni calcolate con il geobarometro. I dati ottenuti dal test analitico sono stati poi utilizzati per stimare gli le incertezze analitiche e la loro propagazione sulle pressioni calcolate per un gran numero di analisi di clinopirosseni di mantello riportate in letteratura. Il parametro aCr/Cr# [dove aCr = Cr–0.81•Na•Cr#, Cr#=Cr/(Cr+Al), atomi per unità di formula, 6 ossigeni] può essere utilizzato per discriminare i clinopirosseni per i quali la propagazione dell’errore analitico è troppo elevata (i.e., deviazione standard > 0.25 GPa). Ciò mi ha permesso di definire una nuova procedura analitica che permette di diminuire notevolmente le incertezze sulle pressioni calcolate e quindi definire meglio le geoterme basate su clinopirosseni di mantello. ii) Modellizzazione termodinamica di sistemi peridotitici con composizioni naturali. Per comprendere l’effetto della pressione, temperatura e composizione sulle relazioni tra granato e spinello nel mantello superiore, ho effettuato dei calcoli termodinamici per sistemi peridotitici contenenti Cr. I calcoli hanno mostrato che nella litosfera cratonica la transizione da facies a spinello a facies a granato dipende dalla composizione totale della peridotite: in un mantello fertile, lo spinello può coesistere con il granato fino a ca. 120 km di profondità, mentre in un mantello molto impoverito lo spinello può essere stabile fino a 180 km di profondità. Nella facies granato+spinello, l’abbondanza modale dello spinello è molto bassa (0.1–2.8%). Il modello suggerisce anche un maggiore influenza della pressione e della temperatura nella distribuzione dei granati nei classici diagrammi classificativi basati sul contenuto in Cr e Ca. iii) Interpretazione dei campioni di mantello della kimberlite di Zagadochnaya. Una serie rappresentativa di 28 xenocristalli di granato, spesso contenenti inclusioni di diverse fasi mineralogiche, è stata caratterizzata per gli elementi maggiori e in tracce tramite microsonda elettronica e spettrometria di massa associata a microsonda laser. Le stime termobarometriche più affidabili per i granati e i clinopirosseni associati, assieme al contenuto in Cr e Ca dei granati, indicano che la kimberlite ha campionato solo una porzione superficiale del mantello (< 130 km), composta da lherzoliti variamente fertili fino a impoverite. In termini litologici, questa porzione è equivalente a alla porzione più superficiale del mantello campionato dalla vicina kimberlite diamantifera di Udachnaya. I granati meno ricchi in Cr e Ca mostrano dei pattern normalizzati delle terre rare (REE) con un aumento progressivo dalle terre rare leggere (LREE) alle pesanti (HREE). Con l’aumento di Ca e Cr, si nota anche un arricchimento in LREE e impoverimento delle HREE, fino ad avere dei pattern delle REE sinusoidali. Grazie alle simulazioni numeriche delle reazioni fuso/roccia, è stato possibile dimostrare che queste variazioni delle REE possono essere il risultato di un unico episodio di percolazione di fuso in una colonna di mantello originariamente refrattaria. La maggior parte dei granati mostrano evidenze di ricristallizzazione con formazione di granato impoverito in Cr + cromite + diopside (± minerali idrati e ossidi di Ti). La tessitura e la mineralogia di questi domini secondari, la composizione calcolata dei fusi in equilibrio, e i profili di concentrazione attraverso le zonature del granato, indicano che questi sono dei prodotti di reazione con fusi strettamente legati alla kimberlite di Zagadochnaya. Viene qui suggerita una risalita relativamente lenta della kimberlite fino ai livelli superficiali del mantello prima dell’evento eruttivo. Questo spiegherebbe la mancanza di xenocristalli da profondità > 130 km, l’assenza di diamante, l’arricchimento in Mg della kimberlite, e le reazioni spinte che hanno prodotto gli assemblaggi secondari.
30-gen-2013
This PhD provides major and trace element compositions for a new suite of Cr-rich garnet xenocrysts and associated minerals from the diamond-free Zagadochnaya kimberlite, Daldyn Field, Yakutia (Russia). Interpreting the nature and evolution of the underlying lithospheric mantle from these samples requires a good understanding of relationships between pressures and temperatures of formation, upper mantle phase relations and trace element signatures of petrochemical processes. I addressed these issues by integrating three main lines of research. i) Evaluation of single-clinopyroxene geobarometry for garnet peridotites. Single-clinopyroxene thermobarometry represents the most reliable method among single-mineral thermobarometric techniques for mantle rocks, but the geobarometer tends to produce considerable scatter in P–T estimates when applied to clinopyroxenes with unfavourable compositions. Multiple electron microprobe analyses on compositionally diverse clinopyroxenes, using different analytical conditions, demonstrated that this scatter is mostly related to propagation of analytical errors on the calculated Cr-in-cpx pressure. The results of this analytical tests were used to calculate model analytical errors and propagated P uncertainties for a large set of published analyses of mantle-derived, xenolith-borne clinopyroxenes. I found that the parameter aCr/Cr# [where aCr = Cr–0.81•Na•Cr#, Cr#=Cr/(Cr+Al), atoms per 6-oxygen formula unit] can be used to discriminate clinopyroxenes for which analytical errors alone will propagate unacceptable P uncertainties (i.e., higher than ±0.25 GPa) for several combinations of analytical conditions. I therefore defined a new optimized analytical procedure for single-clinopyroxene geobarometry, which significantly decreases the pressure uncertainties and allows a better definition of clinopyroxene-based geotherms. ii) Thermodynamic modeling of natural peridotitic systems. Calculations of phase equilibria in Cr-bearing peridotitic systems were used to predict the effects of P, T and bulk compositional variations on garnet–spinel relations in fertile and depleted mantle compositions. Calculations showed that in cratonic lithospheric sections the width of the garnet–spinel transition strongly depends on bulk composition: in a fertile mantle, spinel can coexist with garnet to about 120 km depth, while in an ultra-depleted harzburgitic mantle it can be stable to over 180 km depth. In the garnet+spinel stability field the calculated modes of spinel are very low (0.1–2.8 %), suggesting that spinel grains may be easily overlooked in mantle xenoliths. The model also suggests a significant potential role of P–T conditions on the distribution of garnets in the popular Ca–Cr discrimination diagram. iii) Interpretation of the mantle record in the Zagadochnaya kimberlite. A suite of 28 garnet xenocrysts, often containing polymineralic inclusions, were selected from a heavy-mineral concentrate of the Zagadochnaya kimberlite for detailed electron microprobe analysis and laser-ablation inductively-coupled mass spectrometry. Robust P–T estimates for the garnets and associated clinopyroxenes and the Ca and Cr contents in the garnets indicate that the kimberlite sampled only a shallow mantle portion (< 130 km), which was mainly composed by fertile to depleted lherzolites and essentially corresponds to the shallow, lherzolite-rich layer previously defined on the basis of xenoliths/xenocrysts from the neighbor, highly diamondiferous Udachnaya kimberlite. The less (Ca, Cr)-rich garnets show chondrite-normalized Rare Earth Elements (REE) patterns, characterized by very low Light REE (LREE) increasing through the Middle REE (MREE) to the Heavy REE (HREE). With increasing Ca and Cr the garnets show increasing LREE and decreasing HREE, eventually resulting in sinusoidal patterns. Numerical simulations of melt/rock reactions demonstrated that such REE variability can be produced by a unique episode of melt injection and percolation through a refractory mantle column. Most garnet grains were partially replaced by low-Cr garnets + Cr-spinel + diopside (± hydrous minerals and Ti-oxides). The textures and mineralogy of these secondary mineral assemblages, the calculated trace element compositions of the equilibrium melts, and the Ca concentration profiles across garnet zoning, indicate pervasive reaction with melts strictly related to the host kimberlite. A relatively slow ascent of the kimberlite up to shallow mantle levels before eruption is suggested, which would explain the lack of xenocrysts from depths > 130 km, the absence of diamond, the Mg-rich composition of the kimberlite, and the pervasive reactions that produced the secondary assemblages.
Lithospheric mantle, Chromium diopside, Geobarometry, Chromium garnet, Mantle metasomatism, Kimberlite, Rare Earth Elements, Thermodynamic modeling
What garnet, clinopyroxene, and diamond potential can tell us about the evolution of sub-cratonic mantle sections: a case study of the Zagadochnaya kimberlite (Yakutia) / Ziberna, Luca. - (2013 Jan 30).
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