La fava (Vicia faba L.) è stata tra le prime piante a essere domesticata. La coltivazione di questo ortaggio ha permesso all’uomo di avere facilmente a disposizione alimenti altamente proteici, foraggio per gli animali e fertilizzante naturale per i campi. Questi aspetti, unitamente alla facilità di coltivazione e al ciclo di produzione alternativo a quello dei cereali, ne hanno determinato il largo impiego per millenni e la diffusione su ampia scala geografica. Lo scopo del nostro lavoro è sintetizzare le conoscenze già note su questa leguminosa e relazionarle con nuovi e importanti dati, emersi soprattutto dalla ricerca archeobotanica; l’orizzonte geografico di riferimento è l’Europa, il Bacino del Mediterraneo e il Vicino Oriente, mentre quello cronologico va dalla Preistoria al post Medioevo, con un focus particolare su quanto accadde a partire dall’Alto Medioevo in Italia meridionale. L’analisi dei dati ha confermato la circolazione di due forme di fava a grana piccola sin dalle prime fasi della domesticazione. La taglia sarebbe rimasta sostanzialmente stabile per millenni, a partire dall’Alto Medioevo, invece, si registra un deciso incremento dimensionale, che verrà recepito alcuni secoli dopo anche nella trattatistica agronomica (cf. fava “minuta” e “grossa”). Infine, tra il Basso Medioevo e la prima Età Moderna, si registra una nuova fase di miglioramento varietale che, probabilmente, portò a quella che il botanico fiammingo Lobelio nel 1591 citerà come Faba major recentiorum.
Medioevo è innovazione: breve storia della fava (Vicia faba L.) alla luce dei nuovi dati archeobotanici
Silvia D’Aquino;
2020
Abstract
La fava (Vicia faba L.) è stata tra le prime piante a essere domesticata. La coltivazione di questo ortaggio ha permesso all’uomo di avere facilmente a disposizione alimenti altamente proteici, foraggio per gli animali e fertilizzante naturale per i campi. Questi aspetti, unitamente alla facilità di coltivazione e al ciclo di produzione alternativo a quello dei cereali, ne hanno determinato il largo impiego per millenni e la diffusione su ampia scala geografica. Lo scopo del nostro lavoro è sintetizzare le conoscenze già note su questa leguminosa e relazionarle con nuovi e importanti dati, emersi soprattutto dalla ricerca archeobotanica; l’orizzonte geografico di riferimento è l’Europa, il Bacino del Mediterraneo e il Vicino Oriente, mentre quello cronologico va dalla Preistoria al post Medioevo, con un focus particolare su quanto accadde a partire dall’Alto Medioevo in Italia meridionale. L’analisi dei dati ha confermato la circolazione di due forme di fava a grana piccola sin dalle prime fasi della domesticazione. La taglia sarebbe rimasta sostanzialmente stabile per millenni, a partire dall’Alto Medioevo, invece, si registra un deciso incremento dimensionale, che verrà recepito alcuni secoli dopo anche nella trattatistica agronomica (cf. fava “minuta” e “grossa”). Infine, tra il Basso Medioevo e la prima Età Moderna, si registra una nuova fase di miglioramento varietale che, probabilmente, portò a quella che il botanico fiammingo Lobelio nel 1591 citerà come Faba major recentiorum.File | Dimensione | Formato | |
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