Quando nel 2013 l’architetto Renzo Piano viene nominato Senatore a vita, per scelta dell’allora Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, decide di dare una connotazione operativa alla propria carica istituzionale trasformando il proprio ufficio di rappresentanza a Palazzo Giustiniani in un laboratorio dove immaginare insieme a giovani architetti il “rammendo” di alcuni fragili quartieri italiani. Il progetto, denominato G124, prende il nome proprio dalla stanza del Senato (Palazzo Giustiniani – piano 1 – stanza 24) assegnata all’architetto, che appena ricevuta la nomina decide che si sarebbe occupato principalmente delle periferie del Paese. Nasce così un gruppo di lavoro costituito da architetti ed ingegneri Under 35, retribuiti con lo stipendio dello stesso Senatore. Si tratta di un progetto assolutamente sperimentale fatto di lavoro sul campo, continua analisi dei risultati e momenti di riflessioni e autocritica. Un obiettivo cardine per quest’attività: «Trasmettere dei valori ai ragazzi, dar loro l’occasione di seminare. Lavoreranno su un tema specifico che li riguarda da vicino, legato alla loro topografia personale. Al termine resteranno delle tracce sul territorio, delle gocce» Il team di giovani professionisti, attivo da dieci anni, è da sei anni coordinato da vari tutor universitari, tra cui il sottoscritto, a cui si affiancano con generosità urbanisti, sociologi, antropologi ed economisti: nell’arco di due anni questi gruppi universitari si danno il compito con la supervisione di Renzo Piano di produrre progetti concreti di rigenerazione urbana in relazione ad un determinato contesto periferico. Piccoli progetti per ricucire, con ago e filo, i frammenti urbani più degradati ai margini delle città. Ogni progetto ha l’obiettivo di portare una “scintilla di cambiamento” che, facendo leva sulle vocazioni e sulle energie umane presenti sul territorio, possa attivare processi rigenerativi.Ecco che la sfida del Senatore Renzo Piano appare, fin dalla sua enunciazione, di grande lungimiranza: costruire, e non solo pianificare, con i giovani neolaureati una prospettiva di futuro per le periferie, quelle parti più fragili e meno consolidate delle città contemporanee. Piccoli interventi di carattere universale che si associano alla sperimentazione di nuove metodologie di intervento, foriere di prospettive di crescita serena per le nuove comunità del futuro: «Cerchiamo di fare cose piccole, ma che abbiano una forte possibilità di creare occasioni di incontro. Dobbiamo fare in modo che avvenga quello straordinario rito dello stare assieme e che si crei quel senso di solidarietà che nasce dal fare le cose insieme»

Periferia Popular G124, Renzo Piano small works in Italy

Edoardo Narne
2024

Abstract

Quando nel 2013 l’architetto Renzo Piano viene nominato Senatore a vita, per scelta dell’allora Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, decide di dare una connotazione operativa alla propria carica istituzionale trasformando il proprio ufficio di rappresentanza a Palazzo Giustiniani in un laboratorio dove immaginare insieme a giovani architetti il “rammendo” di alcuni fragili quartieri italiani. Il progetto, denominato G124, prende il nome proprio dalla stanza del Senato (Palazzo Giustiniani – piano 1 – stanza 24) assegnata all’architetto, che appena ricevuta la nomina decide che si sarebbe occupato principalmente delle periferie del Paese. Nasce così un gruppo di lavoro costituito da architetti ed ingegneri Under 35, retribuiti con lo stipendio dello stesso Senatore. Si tratta di un progetto assolutamente sperimentale fatto di lavoro sul campo, continua analisi dei risultati e momenti di riflessioni e autocritica. Un obiettivo cardine per quest’attività: «Trasmettere dei valori ai ragazzi, dar loro l’occasione di seminare. Lavoreranno su un tema specifico che li riguarda da vicino, legato alla loro topografia personale. Al termine resteranno delle tracce sul territorio, delle gocce» Il team di giovani professionisti, attivo da dieci anni, è da sei anni coordinato da vari tutor universitari, tra cui il sottoscritto, a cui si affiancano con generosità urbanisti, sociologi, antropologi ed economisti: nell’arco di due anni questi gruppi universitari si danno il compito con la supervisione di Renzo Piano di produrre progetti concreti di rigenerazione urbana in relazione ad un determinato contesto periferico. Piccoli progetti per ricucire, con ago e filo, i frammenti urbani più degradati ai margini delle città. Ogni progetto ha l’obiettivo di portare una “scintilla di cambiamento” che, facendo leva sulle vocazioni e sulle energie umane presenti sul territorio, possa attivare processi rigenerativi.Ecco che la sfida del Senatore Renzo Piano appare, fin dalla sua enunciazione, di grande lungimiranza: costruire, e non solo pianificare, con i giovani neolaureati una prospettiva di futuro per le periferie, quelle parti più fragili e meno consolidate delle città contemporanee. Piccoli interventi di carattere universale che si associano alla sperimentazione di nuove metodologie di intervento, foriere di prospettive di crescita serena per le nuove comunità del futuro: «Cerchiamo di fare cose piccole, ma che abbiano una forte possibilità di creare occasioni di incontro. Dobbiamo fare in modo che avvenga quello straordinario rito dello stare assieme e che si crei quel senso di solidarietà che nasce dal fare le cose insieme»
2024
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