Sulla scorta del dibattito accademico che si sta lentamente sviluppando a livello nazionale, in questo articolo sondiamo le potenzialità e i limiti di un approccio laboratoriale alla didattica dell’antropologia, convinti della sua utilità per comprendere il portato teorico/metodologico e applicativo della disciplina. Più che una «antropologia come educazione», proponiamo qui un’educazione “pratica” all’antropologia, fondata quindi sul fare, riflettendo su due esperienze di insegnamento realizzate con gruppi di studenti e studentesse del corso di laurea magistrale in Scienze Antropologiche ed Etnologiche dell’Università di Milano-Bicocca. L’articolo nel suo insieme non ha tuttavia la pretesa di offrire delle best practices, ossia dei modelli didattici, ma vuole piuttosto dialogare con una tradizione accademica spesso taciuta, o esplicitata quasi con riserbo, perlomeno in Italia, la cui genealogia viene qui al contrario riaffermata e sostenuta. In una disciplina in cui la pratica e l’esperienza non rappresentano soltanto il fine, ma anche il mezzo per costruire il proprio sapere, una prospettiva didattica laboratoriale centrata sul fare offre agli studenti e alle studentesse l’opportunità di sviluppare non solo le conoscenze, ma altresì le abilità che permettono di applicare quest’ultime alla realtà empirica.
La didattica laboratoriale dell’antropologia in Italia. Spunti per un dibattito
Dario Nardini
2024
Abstract
Sulla scorta del dibattito accademico che si sta lentamente sviluppando a livello nazionale, in questo articolo sondiamo le potenzialità e i limiti di un approccio laboratoriale alla didattica dell’antropologia, convinti della sua utilità per comprendere il portato teorico/metodologico e applicativo della disciplina. Più che una «antropologia come educazione», proponiamo qui un’educazione “pratica” all’antropologia, fondata quindi sul fare, riflettendo su due esperienze di insegnamento realizzate con gruppi di studenti e studentesse del corso di laurea magistrale in Scienze Antropologiche ed Etnologiche dell’Università di Milano-Bicocca. L’articolo nel suo insieme non ha tuttavia la pretesa di offrire delle best practices, ossia dei modelli didattici, ma vuole piuttosto dialogare con una tradizione accademica spesso taciuta, o esplicitata quasi con riserbo, perlomeno in Italia, la cui genealogia viene qui al contrario riaffermata e sostenuta. In una disciplina in cui la pratica e l’esperienza non rappresentano soltanto il fine, ma anche il mezzo per costruire il proprio sapere, una prospettiva didattica laboratoriale centrata sul fare offre agli studenti e alle studentesse l’opportunità di sviluppare non solo le conoscenze, ma altresì le abilità che permettono di applicare quest’ultime alla realtà empirica.Pubblicazioni consigliate
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