Per quanto il tema delle false memorie sia venuto attuale solo negli ultimi trent’anni, il principio che la memoria possa sbagliare, non solo per omissione ma anche per commissione, fa parte del bagaglio classico degli studi dell’area. C’è caro ricordare che anche nostri maestri, quali Cesare Musatti (1931) e Fabio Metelli (1940), si erano soffermati sugli errori nel ricordo di eventi e sulle loro implicazioni per la testimonianza, riprendendo una tradizione di ricerca che risaliva all’inizio del XX secolo, agli Aussagetest e all’esame della suscettibilità del testimone all’influenzamento e all’errore. Il merito della ricerca degli ultimi trent’anni è stato quello di rendere più visibili queste intuizioni e di fornire una serie di eleganti e semplici paradigmi sperimentali che hanno consentito un’indagine più sistematica del fenomeno. Una conseguenza di questo rigoglioso sviluppo della ricerca sull’errore testimoniale è stata quella di rendere più sensibile l’opinione pubblica e il mondo giuridico alla possibilità che un testimone, anche in buona fede, possa ricordare il falso. La dimostrazione sperimentale di come una persona possa ricostruire in modo fallace, ma convinto e convincente, un evento della sua vita va contro il senso comune e ha una portata notevole nell’attribuzione di valore della testimonianza. Per questa ragione, la ricerca sulle false memorie ha preso il sopravvento sulla considerazione di altri aspetti mnestici testimoniali e sulla riflessione sul funzionamento della memoria. L’articolo bersaglio di Giuliana Mazzoni è un prezioso contributo al campo delle false memorie e, grazie anche alla vasta esperienza dall’autrice accumulata nella ricerca sulla testimonianza, fornisce un quadro aggiornato e di prima mano sulla rilevanza delle false memorie. Non vorremmo tuttavia che questo articolo e, più in generale, la letteratura scientifica sull’argomento accentuassero eccessivamente la connotazione negativa della memoria umana, senza evidenziarne il valore essenziale e l’adattività dei suoi principi di funzionamento.

Vizi e virtù delle false memorie

CORNOLDI, CESARE;DE BENI, ROSSANA
2005

Abstract

Per quanto il tema delle false memorie sia venuto attuale solo negli ultimi trent’anni, il principio che la memoria possa sbagliare, non solo per omissione ma anche per commissione, fa parte del bagaglio classico degli studi dell’area. C’è caro ricordare che anche nostri maestri, quali Cesare Musatti (1931) e Fabio Metelli (1940), si erano soffermati sugli errori nel ricordo di eventi e sulle loro implicazioni per la testimonianza, riprendendo una tradizione di ricerca che risaliva all’inizio del XX secolo, agli Aussagetest e all’esame della suscettibilità del testimone all’influenzamento e all’errore. Il merito della ricerca degli ultimi trent’anni è stato quello di rendere più visibili queste intuizioni e di fornire una serie di eleganti e semplici paradigmi sperimentali che hanno consentito un’indagine più sistematica del fenomeno. Una conseguenza di questo rigoglioso sviluppo della ricerca sull’errore testimoniale è stata quella di rendere più sensibile l’opinione pubblica e il mondo giuridico alla possibilità che un testimone, anche in buona fede, possa ricordare il falso. La dimostrazione sperimentale di come una persona possa ricostruire in modo fallace, ma convinto e convincente, un evento della sua vita va contro il senso comune e ha una portata notevole nell’attribuzione di valore della testimonianza. Per questa ragione, la ricerca sulle false memorie ha preso il sopravvento sulla considerazione di altri aspetti mnestici testimoniali e sulla riflessione sul funzionamento della memoria. L’articolo bersaglio di Giuliana Mazzoni è un prezioso contributo al campo delle false memorie e, grazie anche alla vasta esperienza dall’autrice accumulata nella ricerca sulla testimonianza, fornisce un quadro aggiornato e di prima mano sulla rilevanza delle false memorie. Non vorremmo tuttavia che questo articolo e, più in generale, la letteratura scientifica sull’argomento accentuassero eccessivamente la connotazione negativa della memoria umana, senza evidenziarne il valore essenziale e l’adattività dei suoi principi di funzionamento.
2005
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/1422069
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