L'autore illustra la storia e la storiografia dell'idea jugoslava nel corso del Novecento. Le varie indagini, di tipo politico e storico, sulla Jugoslavia socialista, ma anche sulla precedente Jugoslavia monarchica (1918-1941), non hanno rivolto molta attenzione allo jugoslavismo, all’idea che ha espresso il senso di una comunanza tra i popoli slavi meridionali. Un’ideologia, quella jugoslavista, mai articolata in modo persuasivo, da poter reggere il confronto con le ideologie nazionali che doveva integrare. Se nella prima Jugoslavia monarchica si parlò di jugoslavità come di uno spirito unificante tra le nazioni slave meridionali, nella Jugoslavia di Tito, l’idea jugoslava fu un concetto che in sé racchiudeva il federalismo e il modello socialista jugoslavo. Lo stesso socialismo jugoslavo poteva essere inteso come inclusivo dell’idea jugoslava. Dopo il 1945, la jugoslavità in qualche modo etnica-culturale fu rigettata perché ricordava l’esperienza fallimentare della prima Jugoslavia. Si creò un nuovo insieme di riferimenti: anzitutto l’eredità dell’AVNOJ, il Consiglio antifascista per la liberazione popolare della Jugoslavia, che fu la base storica dello Stato federale jugoslavo, poi l’autogestione (il modello economico) e l’autogoverno (il modello amministrativo), cioè la “via jugoslava” alla modernità socialista, e poi ancora la “fratellanza e unità”, la formula demagogica con la quale si designavano le relazioni tra “le nazioni e le nazionalità”, ovvero i rapporti sia tra le nazioni costituenti la federazione - gli sloveni, i croati, i serbi, i montenegrini, i macedoni e i musulmani - sia i rapporti tra queste e gli “altri”, le nazionalità che avevano le nazioni madre fuori dai confini, come gli albanesi e gli ungheresi . La jugoslavità/jugoslavismo non fu un’idea precisa, o quanto meno facilmente individuabile, al di là della scontata asserzione sulla comunità e comunanza linguistica e culturale tra gli Slavi meridionali, e tale indeterminatezza si è rispecchiata negli studi che se ne sono occupati. Prevale infatti l’opinione che se c’era uno jugoslavismo, espresso come jugoslavità, esso era secondario rispetto alle ideologie nazionali, le quali avrebbero giocato un ruolo decisivo nelle vicende jugoslave. In entrambi i momenti fondativi/rifondativi (1917-18 e 1943-45) le due Jugoslavie sarebbero state il risultato di calcoli politici e diplomatici e di combinazioni degli interessi nazionali, insomma tutto fuorché l’esito di una qualche jugoslavità.

Lo jugoslavismo nell'esperienza delle due Jugoslavie

IVETIC, EGIDIO
2005

Abstract

L'autore illustra la storia e la storiografia dell'idea jugoslava nel corso del Novecento. Le varie indagini, di tipo politico e storico, sulla Jugoslavia socialista, ma anche sulla precedente Jugoslavia monarchica (1918-1941), non hanno rivolto molta attenzione allo jugoslavismo, all’idea che ha espresso il senso di una comunanza tra i popoli slavi meridionali. Un’ideologia, quella jugoslavista, mai articolata in modo persuasivo, da poter reggere il confronto con le ideologie nazionali che doveva integrare. Se nella prima Jugoslavia monarchica si parlò di jugoslavità come di uno spirito unificante tra le nazioni slave meridionali, nella Jugoslavia di Tito, l’idea jugoslava fu un concetto che in sé racchiudeva il federalismo e il modello socialista jugoslavo. Lo stesso socialismo jugoslavo poteva essere inteso come inclusivo dell’idea jugoslava. Dopo il 1945, la jugoslavità in qualche modo etnica-culturale fu rigettata perché ricordava l’esperienza fallimentare della prima Jugoslavia. Si creò un nuovo insieme di riferimenti: anzitutto l’eredità dell’AVNOJ, il Consiglio antifascista per la liberazione popolare della Jugoslavia, che fu la base storica dello Stato federale jugoslavo, poi l’autogestione (il modello economico) e l’autogoverno (il modello amministrativo), cioè la “via jugoslava” alla modernità socialista, e poi ancora la “fratellanza e unità”, la formula demagogica con la quale si designavano le relazioni tra “le nazioni e le nazionalità”, ovvero i rapporti sia tra le nazioni costituenti la federazione - gli sloveni, i croati, i serbi, i montenegrini, i macedoni e i musulmani - sia i rapporti tra queste e gli “altri”, le nazionalità che avevano le nazioni madre fuori dai confini, come gli albanesi e gli ungheresi . La jugoslavità/jugoslavismo non fu un’idea precisa, o quanto meno facilmente individuabile, al di là della scontata asserzione sulla comunità e comunanza linguistica e culturale tra gli Slavi meridionali, e tale indeterminatezza si è rispecchiata negli studi che se ne sono occupati. Prevale infatti l’opinione che se c’era uno jugoslavismo, espresso come jugoslavità, esso era secondario rispetto alle ideologie nazionali, le quali avrebbero giocato un ruolo decisivo nelle vicende jugoslave. In entrambi i momenti fondativi/rifondativi (1917-18 e 1943-45) le due Jugoslavie sarebbero state il risultato di calcoli politici e diplomatici e di combinazioni degli interessi nazionali, insomma tutto fuorché l’esito di una qualche jugoslavità.
2005
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