Il saggio ripercorre la genesi degli interventi di recupero edilizio occorsi dopo l’emanazione della specifica normativa della Regione Friuli Venezia-Giulia all’indomani del sisma del 6 maggio 1976 in materia di recupero dell’architettura tradizionale. L’importanza di tale legge risiede principalmente nell’aver proposto, per la prima volta, un approccio al problema della ricostruzione postsisma di interi centri storici friulani sia dal punto di vista statico e funzionale, che culturale, tecnico ed operativo, con particolare attenzione alla sostenibilità economica, obbiettivi ottenuti attraverso opportuni strumenti operativi. Il terremoto del Friuli aprì il tema della riqualificazione dei centri storici e dell’architettura tradizionale agli aspetti costruttivi e materiali. Precedentemente infatti lo studio finalizzato alla riqualificazione dei storici centri urbani era limitato agli aspetti tipologici da un punto di vista storico e formale, cosa che dal punto operativo avevano portato ad affrontare la questione del recupero dal punto di vista di rifunzionalizzazione dell’esistente e di ambientamento del nuovo edificato. La necessità di ricostruire quanto era andato distrutto e di conservare quello che era rimasto impose invece l’approfondimento degli aspetti legati ai materiali e alla costruzione, muovendo i primi passi nell’individuazione di interventi coerenti con l’esistente e nella definizione del corretto rapporto tra recupero, valorizzazione e corretta esecuzione delle opere di riparazione e restauro, anche nell’ottica della sostenibilità economica. I recenti eventi sismici in Umbria e Marche (1997), Abruzzo (2009), Emilia (2012) e Lazio (2016) hanno confermato come la tutela dei centri storici sia passata dalla salvaguardia dei soli contenuti artistici a quella del loro complesso in quanto testimonianza storica stratificata, ma allo stesso tempo ha rivelato tutta la complessità non solo dell’opera di prevenzione dal rischio sismico, ma anche di quella di ricostruzione dopo il sisma. Il progresso in termini di materiali e tecnologie del recupero ripropone entro nuove coordinate culturali la questione del rapporto fra il patrimonio esistente storicizzato da salvaguardare e le esigenze contemporanee da soddisfare, di conservazione ma anche di fruizione e sostenibilità economica.

Friuli, 6 maggio 1976. Architetture ritrovate come segni della memoria

CROATTO, GIORGIO;TURRINI, UMBERTO;BERTOLAZZI, ANGELO
2016

Abstract

Il saggio ripercorre la genesi degli interventi di recupero edilizio occorsi dopo l’emanazione della specifica normativa della Regione Friuli Venezia-Giulia all’indomani del sisma del 6 maggio 1976 in materia di recupero dell’architettura tradizionale. L’importanza di tale legge risiede principalmente nell’aver proposto, per la prima volta, un approccio al problema della ricostruzione postsisma di interi centri storici friulani sia dal punto di vista statico e funzionale, che culturale, tecnico ed operativo, con particolare attenzione alla sostenibilità economica, obbiettivi ottenuti attraverso opportuni strumenti operativi. Il terremoto del Friuli aprì il tema della riqualificazione dei centri storici e dell’architettura tradizionale agli aspetti costruttivi e materiali. Precedentemente infatti lo studio finalizzato alla riqualificazione dei storici centri urbani era limitato agli aspetti tipologici da un punto di vista storico e formale, cosa che dal punto operativo avevano portato ad affrontare la questione del recupero dal punto di vista di rifunzionalizzazione dell’esistente e di ambientamento del nuovo edificato. La necessità di ricostruire quanto era andato distrutto e di conservare quello che era rimasto impose invece l’approfondimento degli aspetti legati ai materiali e alla costruzione, muovendo i primi passi nell’individuazione di interventi coerenti con l’esistente e nella definizione del corretto rapporto tra recupero, valorizzazione e corretta esecuzione delle opere di riparazione e restauro, anche nell’ottica della sostenibilità economica. I recenti eventi sismici in Umbria e Marche (1997), Abruzzo (2009), Emilia (2012) e Lazio (2016) hanno confermato come la tutela dei centri storici sia passata dalla salvaguardia dei soli contenuti artistici a quella del loro complesso in quanto testimonianza storica stratificata, ma allo stesso tempo ha rivelato tutta la complessità non solo dell’opera di prevenzione dal rischio sismico, ma anche di quella di ricostruzione dopo il sisma. Il progresso in termini di materiali e tecnologie del recupero ripropone entro nuove coordinate culturali la questione del rapporto fra il patrimonio esistente storicizzato da salvaguardare e le esigenze contemporanee da soddisfare, di conservazione ma anche di fruizione e sostenibilità economica.
2016
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