A short essay by Paola Cofano, entitled “Anávyssos house: Poseidon’s refuge”1, summarized, a decade ago, her most complete research on the work of Aris Konstantinidis, identifying that small villa as a paradigmatic building of the Greek architect’s approach to critical regionalism2 and, more generally, of the Mediterranean vernacular. A house, according to what the scholar claims, which “looks like a small and austere archaic temple”3 designed for a god: Poseidon. Beyond some respectful doubts and licit formulations of alternative hypotheses about what actually is the not easily frameable Konstantinidis’ architecture – but this is not the place for the dissertation4 – it is always of interest a critical training able to remodel the vision of our material and immaterial shelters, at the base of known and studied experiences, as well as our personal Mediterranean stories and geographies. / Un breve saggio di Paola Cofano, dal titolo “La casa di Anávyssos: il rifugio di Poseidone” , portava in sintesi, una decina d’anni fa, il più completo lavoro di ricerca sull’opera di Aris Konstantinidis, individuando in quella piccola dimora un manufatto paradigmatico del modo di intendere il regionalismo critico da parte dell’architetto greco e, più in generale, del vernacolo mediterraneo. Una casa, sostiene la studiosa, che “appare come un piccolo e austero tempio arcaico” pensato per un dio: Poseidone. Al di là di pacati dubbi e lecite formulazioni di ipotesi alternative intorno all’effettiva natura della produzione non agevolmente incasellabile di Konstantinidis – ma non è questa la sede per affrontarle –, risulta sempre di interesse cimentarsi in un allenamento critico in grado di rimodulare le visioni dei nostri rifugi materiali e immateriali, alla base tanto di correnti ed esperienze oggetto di studi e ricerche, quanto della costruzione delle nostre personali storie e geografie mediterranee.

Il rifugio di Eumeo

stefanos antoniadis
2020

Abstract

A short essay by Paola Cofano, entitled “Anávyssos house: Poseidon’s refuge”1, summarized, a decade ago, her most complete research on the work of Aris Konstantinidis, identifying that small villa as a paradigmatic building of the Greek architect’s approach to critical regionalism2 and, more generally, of the Mediterranean vernacular. A house, according to what the scholar claims, which “looks like a small and austere archaic temple”3 designed for a god: Poseidon. Beyond some respectful doubts and licit formulations of alternative hypotheses about what actually is the not easily frameable Konstantinidis’ architecture – but this is not the place for the dissertation4 – it is always of interest a critical training able to remodel the vision of our material and immaterial shelters, at the base of known and studied experiences, as well as our personal Mediterranean stories and geographies. / Un breve saggio di Paola Cofano, dal titolo “La casa di Anávyssos: il rifugio di Poseidone” , portava in sintesi, una decina d’anni fa, il più completo lavoro di ricerca sull’opera di Aris Konstantinidis, individuando in quella piccola dimora un manufatto paradigmatico del modo di intendere il regionalismo critico da parte dell’architetto greco e, più in generale, del vernacolo mediterraneo. Una casa, sostiene la studiosa, che “appare come un piccolo e austero tempio arcaico” pensato per un dio: Poseidone. Al di là di pacati dubbi e lecite formulazioni di ipotesi alternative intorno all’effettiva natura della produzione non agevolmente incasellabile di Konstantinidis – ma non è questa la sede per affrontarle –, risulta sempre di interesse cimentarsi in un allenamento critico in grado di rimodulare le visioni dei nostri rifugi materiali e immateriali, alla base tanto di correnti ed esperienze oggetto di studi e ricerche, quanto della costruzione delle nostre personali storie e geografie mediterranee.
2020
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